Puccini, Giacomo
Giacomo Antonio Domenico Michele Secondo Maria Puccini nacque a Lucca il 22 dicembre 1858 da Michele, compositore e maestro di cappella della città, e Albina Magi. Era il sesto degli otto figli della coppia, che comprendevano le sorelle Otilia (1851-1923), Tomaide (1852-1917), Temi (1853-1854), Nitteti (1854-1928), Iginia (1856-1922), Ramelde (1859-1912), Macrina (1862-1870) e il fratello Michele (1864-1891). Nato in una dinastia di musicisti, Giacomo fu instradato alla stessa professione fin dall’infanzia. Studiò dapprima col padre; poi, alla morte di questi, occorsa nel 1864, con lo zio materno Fortunato Magi, organista. Successivamente frequentò i seminari ecclesiastici di S. Michele e S. Martino e dal 1858 l’Istituto musicale «Giovanni Pacini» (intitolato in seguito a «Luigi Boccherini»), dove fu seguito in particolare da Carlo Angeloni. Dal 1880 si trasferì a Milano, presso il cui Conservatorio completò la propria formazione: allievo di Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli, di diplomò nell’estate del 1883 con la composizione del Capriccio sinfonico. Dopo il diploma, su suggerimento di Ponchielli partecipò al concorso indetto dall’editore Sonzogno per una nuova opera in un atto unico. Il lavoro composto per l’occasione, l’opera-ballo Le Villi su libretto di Ferdinando Fontana, passò inosservata al concorso; allestito al Teatro «Dal Verme» nel maggio 1884, ottenne però buon esito di pubblico e critica e attirò l’attenzione di Giulio Ricordi, che acquistò i diritti dell’opera pose Puccini a contratto per la sua casa editrice. Il primo frutto fu Edgar, ancora su libretto di Fontana, che occupò il compositore per cinque anni per andare in scena il 21 aprile 1889 al teatro «alla Scala» con esito negativo. Nel corso di quel periodo, Puccini aveva stretto una relazione con Elvira Bonturi, moglie del commerciante lucchese Narciso Gemignani, ed era scappato da Lucca con l’amante e la figlia di lei, Fosca. Nel dicembre 1886 dalla coppia era nato un figlio, Antonio.
Nonostante l’insuccesso di Edgar, Ricordi coinvolse Puccini in nuovi progetti. Dopo una stesura macchinosa, la nuova opera, Manon Lescaut, su libretto di Marco Praga, Domenico Oliva, Ruggiero Leoncavallo, Luigi Illica e interventi degli stessi Puccini e Ricordi, andò in scena il 1° febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino con buon successo per essere poi rappresentata, nei mesi successivi, nei maggiori teatri del mondo, decretando l’affermazione del compositore. Puccini si stabilì definitivamente a Torre del Lago, centro sul lago di Massaciuccoli, presso Lucca, dove aveva affittato un appartamento fin dall’estate del 1891. Dietro la sollecitazione di Ricordi, inaugurò allora una proficua collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. Ne derivarono La Bohéme (Torino, 1896), Tosca (Roma, 1900), Madama Butterfly (Milano, 1904), e di riflesso il consolidamento del successo e della situazione economica del compositore.
Il 3 gennaio 1904 Puccini si unì in matrimonio con Elvira, rimasta vedova nei mesi precedenti. Nello stesso anno, in occasione degli allestimenti londinesi di Madama Butterfly, conobbe Sybil Seligman, con cui negli anni a venire avrebbe intrattenuto una stretta amicizia. In seguito alla morte di Giacosa e alla rottura dei rapporti con Illica, Puccini, a contatto con librettisti diversi, accentuò la tendenza a rinnovare anche drasticamente il proprio linguaggio musicale. Dopo La fanciulla del West su libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini (New York, 1910), poté ritrovare un nuovo collaboratore di fiducia nel giovane Giuseppe Adami. Questi firmò i libretti di La rondine (Monte Carlo, 1917) e Il tabarro, che il compositore raccolse a formare un Trittico di atti unici con Suor Angelica e Gianni Schicchi di Giovacchino Forzano (New York, 1918). Con Adami e Renato Simoni, nel marzo 1920 Puccini iniziò a lavorare a un nuovo progetto, Turandot.
Dal 1922 lasciò Torre del Lago per Viareggio. Di lì a poco si manifestarono le prime avvisaglie di un tumore alla laringe. Lo stadio avanzato della malattia spinse Puccini a un tentativo disperato: nel 1924 partì per Bruxelles, dove il 24 novembre si sottopose a un intervento chirurgico sperimentale presso l’Institut du Radium. Morì pochi giorni dopo l’operazione, il 29 novembre, presso l’Institut médico-chirurgical di Bruxelles. Dopo le esequie, tenutesi il 2 dicembre a Milano, le sue spoglie furono traslate nella cappella della villa di Torre del Lago.
Rimasta incompiuta, priva del finale dell’ultimo atto, Turandot andò in scena in tale forma al Teatro «alla Scala» il 25 aprile 1926. Entrò in repertorio nel completamento di Franco Alfano e Arturo Toscanini. Nel 2001 Luciano Berio compose una nuova versione del finale su commissione del Festival de Musica de Gran Canaria.
Sensibile alle tendenze musicali più aggiornate, Puccini ne assorbì le influenze assimilandole in un linguaggio caratterizzato – e reso costantemente riconoscibile – dal ricorso a un vocabolario di procedimenti tecnici combinati in una trama organica, un sistema di stilemi coerente e spiccatamente personale.
Centro Studi Giacomo Puccini
http://www.puccini.it/
Progetto Puccini
http://www.progettopuccini.it/
Julian Budden, Puccini, Roma, Carocci, 2005
Michele Girardi, Giacomo Puccini. L'arte internazionale di un musicista italiano, Venezia, Marsilio, 1995
Dieter Schickling, Puccini. La vita e l’arte, Pisa, Felici, 2017
Dieter Schickling, voce Puccini in Dizionario Biografico degli Italiani, versione digitale
http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-puccini_%28Dizionario-Biografico%29/
Alberto Cantù, L'universo di Puccini da Le Villi a Turandot, Varese, Zecchini, 2016
Epistolario, a cura di Gabriella Biagi Ravenni e Dieter Schickling, Firenze, Olschki, 2015
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