Tartini, Giuseppe

Data di nascita
8 aprile 1692
Data di morte
26 febbraio 1770
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Giuseppe Tartini nacque a Pirano, in Istria (ora Piran, Slovenia) l’8 aprile 1692; il padre Giovanni Antonio, di origini fiorentine, era a capo delle saline. Giuseppe fu destinato dai genitori alla vita ecclesiastica e a tal fine fu educato dapprima nella sua città natale e poi nella vicina Capodistria (ora Koper, sempre in Slovenia), presso le «scuole pie»: oltre allo studio della retorica e delle materie umanistiche, vi ricevette anche i primi rudimenti musicali. Nel 1708 lasciò l’Istria, dove non sarebbe più tornato, tuttavia conservò per tutta la vita una viva memoria delle peculiarità del folklore musicale locale. Si iscrisse a legge presso l’Università di Padova, ma dedicò la maggior parte del tempo a esercitarsi alla scherma, raggiungendo una tale abilità che, secondo i resoconti dell’epoca, pochi avrebbero potuto competere con lui.

Qualche mese dopo la morte del padre, Tartini si ribellò all’intenzione dei genitori di consacrarlo alla vita ecclesiastica e il 29 luglio 1710 sposò Elisabetta Premazore, una ragazza di modeste origini di due anni più vecchia di lui. Costretto a lasciare Padova, si rifugiò presso il convento di S. Francesco ad Assisi, dove godette della protezione del padre superiore, Giovanni Battista Torre, pure originario di Pirano. Qui Tartini rimase per tre anni, dedicandosi con grande determinazione allo studio del violino; è probabile che in questo periodo abbia studiato anche composizione con padre Bohuslav Černohorský, allora organista della basilica di Assisi.

Con la morte di padre Torri, Tartini perse il suo protettore e fu costretto a guadagnarsi da vivere come violinista. Sappiamo dal suo Trattato di musica che nel 1714 lavorava nell’orchestra del teatro dell’opera di Ancona; stando alle sue affermazioni, a quell’epoca scoprì  il «terzo suono», un fenomeno acustico che avrebbe svolto un ruolo fondamentale tanto nel suo sistema teorico, quanto nella sua tecnica compositiva ed esecutiva. Nel 1716 assistette a una esecuzione di Francesco Maria Veracini durante un’accademia musicale presso palazzo Mocenigo, a Venezia, e rimase così colpito dal suo stile, in particolare dalla tecnica dell’arco, che decise di tornare nelle Marche per perfezionare la propria tecnica esecutiva. Nel carnevale 1717-18 fu primo violino nell’orchestra del teatro dell’opera di Fano.

Non si conosce l’attività svolta da Tartini nei due anni successivi, ma probabilmente si alternò tra le Marche e il Veneto per suonare nell’ambito di accademie musicali, servizi religiosi, rappresentazioni operistiche, nonché per insegnare. Era a Venezia agli inizi del 1721, dove aveva come allievo Gerolamo Ascanio Giustiniani, il futuro traduttore dei salmi per Benedetto Marcello e dedicatario delle Sonate per violino op. 1 di Tartini, pubblicate nel 1734 ad Amsterdam. Grazie al padre di Gerolamo Ascanio, nel 1721 Tartini fu ingaggiato come «primo violino e capo di concerto» presso la Basilica di S. Antonio a Padova (nota come Basilica del Santo), mantenendo comunque la libertà di suonare a suo piacimento nell’ambito di accademie musicali e rappresentazioni operistiche: Tartini sfruttò questa sua prerogativa per esibirsi a Parma (1728), Bologna (1730), Camerino (1735), Ferrara (1739) e, in diverse occasioni, a Venezia.

Nel 1723 il violoncellista Antonio Vandini, suo amico e collega di lunga data, invitò Tartini ad accompagnarlo a Praga per prendere parte alle esecuzioni in occasione dell’incoronazione dell’imperatore Carlo VI a re di Boemia. Tartini rimase a Praga tre anni al servizio della famiglia Kinsky, coltivando rapporti con Johann Joseph Fux e Antonio Caldara. Nel 1726 i problemi di salute causati dal clima lo obbligarono a ritornare a Padova, dove sarebbe rimasto per il resto della sua esistenza, riprendendo servizio presso la Basilica del Santo. L’anno successivo diede l’avvio a una scuola violinistica, alla quale in breve tempo iniziarono ad arrivare allievi da tutta Europa. In questo periodo iniziò una corrispondenza epistolare con padre Giovanni Battista Martini che sarebbe durata fino alla fine della sua vita.

Nonostante i ripetuti inviti dalla Francia, Germania e, soprattutto, Inghilterra, Tartini si rifiutò sempre di lasciare Padova, così come non accettò mai di scrivere per il teatro; in compenso, numerosi viaggiatori stranieri gli fecevano visita. Nel 1740 Tartini ebbe un ictus che gli paralizzò in parte il braccio sinistro e compromise la sua capacità di suonare. Contatti frequenti con l’ambiente intellettuale di Padova lo indussero a cambiare la sua concezione della musica: da una costruzione puramente astratta di suoni passò a considerarla un linguaggio espressivo, capace di muovere gli affetti dell’ascoltatore. I dibattiti a cui prendeva parte trattavano anche argomenti teorici riguardanti i principi fisici e matematici alla base dei fenomeni musicali.

Con il passare del tempo, Tartini si dedicò sempre meno all’attività esecutiva e compositiva, concentrando le sue energie nell’insegnamento e nella speculazione teorica. Nel 1750 aveva completato la stesura del Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia, che circolò negli ambienti intellettuali per essere valutato e discusso. Padre Martini e il matematico Lodovico Balbi, entrambi a Bologna, erano piuttosto scettici riguardo alle ipotesi esposte nel trattato, il quale fu infine dato alle stampe nel 1754 con il supporto economico del conte Decio Agostino Trento, suo dedicatario. Le critiche continuarono anche dopo la pubblicazione, attaccando soprattutto il suo linguaggio oscuro. Di conseguenza, Tartini decise di illustrare le proprie idee in uno stile più comprensibile, come fece nel suo secondo trattato, De’ principi dell’armonia musicale contenuta nel diatonico genere, finito nel 1764 e pubblicato nel 1767. Oltre a queste due opere, scrisse diversi brevi testi teorici, destinati principalmente a difendere le proprie convinzioni contro gli attacchi provenienti da matematici italiani e da teorici musicali stranieri. Il suo ultimo trattato di ampie dimensioni, Dell’armonia musicale fondata sul cerchio, rimase inedito fino al Novecento. Tartini morì a Padova il 26 febbraio 1770.

Bibliografia
  • Pierluigi Petrobelli, Tartini, le sue idee e il suo tempo. Lucca, LIM, 1992.
  • Tartini. Il tempo e le opere. A cura di Maria Nevilla Massaro e Andrea Bombi, Bologna, Il Mulino, 1994.
  • Giovanni Polin, Tartini dopo Tartini: Una ricognizione sull'immagine del 'maestro delle nazioni' fra Sette e Ottocento. «Rassegna veneta di studi musicali», 13-14 (1997), pp. 455-478.
  • Pierpaolo Polzonetti, Tartini e la musica secondo natura. Lucca, LIM, 2001.
  • Giovanni Guanti, Chi ha paura della Scienza platonica fondata nel cerchio di Tartini? «Rivista italiana di musicologia», 38, 1 (2003), pp. 41-73.
Scritti
  • Giuseppe Tartini, De' principj dell'armonia musicale contenuta nel diatonico genere. Padova, Cedam, 1974.
  • Giuseppe Tartini, Scienza platonica fondata nel cerchio. A cura di Anna Todeschini Cavalla, Padova, Cedam, 1977.
  • Giuseppe Tartini, Lettera per i suonatori di violino. Udine, Pizzicato, 1992.
  • Giuseppe Tartini, Trattato di musica secondo la vera scienza dell'armonia. Palermo, Novecento, 1996.
  • Commercio di lettere intorno ai principj dell'armonia fra il Signor Giuseppe Tartini, ed il Co. Giordano Riccati. A cura di Luca Del Fra, Lucca, LIM, 2007.

Libretti

Opere

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Opere danza

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GVI

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Modificato
16/02/2019

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