Sto kafé amán (Al kafé amán)
Róza Eskenázi (voce, zílies)
Kóstas Skarvélis
Il brano Sto kafé amán (al kafé amán) di Kóstas Skarvélis (1870-1942), interpretato nell'esempio proposto dalla cantante Róza Eskenázi (1897 c.-1980), può essere considerato come un esempio rappresentativo dello stile della ‘scuola’ smyrnèika del rebètiko, consolidatasi in seguito e all'arrivo in Grecia dei profughi e dei musicisti microasiatici vittime della Katastrofí (‘Catastrofe’) di Smirne del 1922. Le canzoni smyrneike hanno molto spesso come protagonista la voce femminile e sono caratterizzate da un organico strumentale formato dal violino, dalla lira di Costantinopoli, dalle cetre su tavola santûr (sandùri) e kanûn (kanunàki) e dai liuti a pizzico ’oud (uti) e laùto. La canzone proposta è in ritmo di tsiftetèli e il suo testo racconta in prima persona la vicenda di una cantante e ballerina di un kafé amán, di cui si innamorano alcuni avventori del locale, che, in cambio del suo amore, le offrono la possibilità di non patire più la fame. La protagonista però rifiuta le offerte, che suonano molto allettanti se si considera la profonda miseria che regnava nelle periferie elleniche degli anni Trenta, rivendicando la sua libertà e indipendenza.
La presenza dei primi caffè 'musicali' su modello francese è attestata in Grecia a partire dagli anni Settanta del XIX secolo. Nelle città greche, accanto alla tipologia occidentale del cafè-chantant, in cui si potevano ascoltavare operette, canzonette italiane, francesi e tedesche, si sviluppò anche una versione In questi locali, chiamati inizialmente kafé santùr (dallo strumento mediorientale santûr, cetra su tavola a corde percosse) e in seguito kafé amán, in cui venivano eseguiti brani tradizionali e si esibivano sopratutto compagnie di musicisti provenienti dall'Asia Minore. L'avvento di questa tipologia di spettacolo venne accolta inizialmete con entusiasmo dalla popolazione e anche da alcune cerchie di intellettuali e verso la fine degli anni Ottanta dell'Ottocento questi locali si diffusero capillarmente, iniziando ad essere frequentati anche dai membri delle classi sociali più basse. Negli anni successivi la musica dei kafé amán fu però coinvolta nei più ampi dibattiti intorno alla 'autenticità' della musica greca, a loro volta parte di una ancor più problematico conflitto ideologico incentrato sulla definizione dell'identità ellenica intensa in termini etnico-nazionali. La musica 'orientaleggiante' dei kafé amán iniziò ad essere osteggiata da una parte dell'opinione pubblica in quanto considerata 'turca' e assolutamente non 'greca', e il mondo del kafé amán entrò profondamente in crisi.
Pochi anni dopo però in seguito all'incendio di Smirne del 1922, le 'sonorità' microasiatiche furono reintrodotte in Grecia dai profughi dell'Asia Minore, e associate a testi che riflettevano la quotidianità e le difficoltà della loro nuova vita.
- voce femminile
- violino
- ’oud (uti)
- chitarra (?)
- zílies (cembali a dita)
Bibliografia
- Dafni Tragaki, Rebetiko Worlds. Ethnomusicology and Ethnography in the City, Newcastel, Cambridge Scholars Publishing, 2007.
- Crescenzio Sangiglio, La canzone rebètika. Origini e storia, Trieste, Edizioni della Comunità greco-orientale di Trieste, 2006.
- Ilias Petropoulos, Rebètika Tragùdia, Atene, Kedhros Press, 19794 (trad. Eng. Songs of the Greek Underworld: The Rebetika Tradition, Trad. Ed Emery, Saqi Books, 2000).
- Ròza Eskenàzi, Kòstas Hatzidùlis, Aftá pu thymáme (Ciò che mi ricordo), Atene, Kaktos, 1982. (Libro di memorie di Ròza Eskenàzi basato sulle interviste da lei rilasciate nel corso degli anni).
Risorse web
- Ariticolo sull'interessante figura della rebètissa, la musicista donna di rebètiko.
- Trailer del documentario My Sweet Canary di Roy Sher (2011) dedicato a Ròza Eskenàzi.
- Documentario della BBC sul rebètiko, 1983.
- La canzone Sto kafé amán interpretata dalla cantante Maríka Frantzeskopoúlou detta 'Polítissa' (di Costantinopoli), 1933.
- Un'interpretazione più recente della canzone Sto kafé amán.
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