Le Sacre du Printemps
Nel 1959 Maurice Béjart creò su commissione di Maurice Huisman, direttore del Théâtre Royal de la Monnaie, la propria versione de Le Sacre du Printemps di Igor Stravinskij. La coreografia, priva di qualsiasi riferimento alla Russia pagana e di ogni figurativismo folklorico, non racconta il sacrificio propiziatorio di una fanciulla ma rappresenta un inno alla vita attraverso l’unione fra la donna e l’uomo, universalmente simboleggiati da un’Eletta e un Eletto. Il balletto, aderendo alla visione nietzschiana della danza, esemplifica la dimensione dionisiaca attraverso un rito mistico e liberatorio che scaturisce dalla pulsione primordiale che è alla base della vita, una forza inestinguibile anche dopo un periodo di torpore, proprio come accade alla primavera dopo la stagione invernale. I costumi, delle calzamaglie che esaltano i corpi e i movimenti dei danzatori, sono scelti dal coreografo stesso. Nel filmato, girato nel 1971, danza il Ballet du XXe Siècle con Tania Bari e Germinal Cassado nei ruoli dell’Eletta e dell’Eletto.
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