Boulez, Pierre

Data di nascita
26 marzo 1925
Data di morte
5 gennaio 2016
Paese
Categoria
Biografia

Compositore, direttore d’orchestra e saggista, Pierre Boulez è stato un personaggio cardine della musica colta occidentale della seconda metà del Novecento. Nacque a Montbrison, nel dipartimento della Loira, il 26 marzo 1925, terzogenito di Léon, ingegnere, e di Marcelle Calabre. Boulez si avvicinò alla musica da bambino grazie alle lezioni private di pianoforte e alla partecipazione al coro della scuola, tuttavia la sua formazione era finalizzata a seguire la carriera del padre, alla quale si preparò frequentando per un anno i corsi di matematica presso l’Università di Lione (A. A. 1940-41), in vista degli esami di ammissione che avrebbe dovuto sostenere al Politecnico di Parigi. Durante la permanenza a Lione, Boulez ebbe modo di sentire per la prima volta un’orchestra dal vivo e di assistere alla rappresentazione di opere, esperienze che esercitarono un forte impatto su di lui e lo indussero a tentare la carriera musicale. Dopo aver preso per un anno lezioni private di pianoforte e armonia, nell’ottobre 1943 tentò invano l’ammissione al Conservatorio di Parigi nel corso avanzato di pianoforte, mentre nel gennaio successivo fu ammesso al corso preparatorio di armonia. Nello stesso periodo conobbe la moglie del compositore Arthur Honegger, Adrée Vaurabourg, sotto la cui guida studiò privatamente contrappunto dall’aprile 1944 al maggio 1946. Nell’autunno 1944 Boulez fu ammesso al corso avanzato di armonia tenuto presso il Conservatorio da Olivier Messiaen, il quale lo invitò a frequentare anche i propri seminari privati per studenti selezionati, dove si analizzavano lavori chiave della prima metà del Novecento. L’anno successivo avvenne l’incontro con René Leibowitz, compositore, direttore d’orchestra e teorico che si era fatto assiduo promotore della produzione di Arnold Schönberg, Alban Berg e Anton Webern: affascinato da tale repertorio, dal 1945 al 1946 Boulez prese lezioni private di metodo dodecafonico da Leibowitz, ma poi ruppe i rapporti con lui poiché riteneva il suo atteggiamento troppo dogmatico. Nel frattempo sviluppò anche un profondo interesse per le tradizioni musicali extraeuropee, in particolare per la balinese, la giapponese e le percussioni africane, di cui apprezzava la diversa percezione temporale indotta nell’ascoltatore.

Nel 1946 iniziarono le prime esperienze professionali di Boulez: su indicazione di Honneger, fu nominato direttore musicale della Compagnia Renaud-Barrault, incarico che rivestirà per i successivi nove anni. Risale all’estate del 1947 l’incontro con due autori che avrebbero esercitato un influsso decisivo sulla sua produzione, ossia il drammaturgo Antonin Artaud e il poeta René Char, sui cui versi avrebbe basato tre importanti composizioni (Le Visage nuptial, 1946/51/89; Le Soleil des eaux, 1947/50/58/65; Le Marteau sans maître, 1954/57). Il periodo tra il 1946 e il 1950 fu prolifico sul piano creativo, con la scrittura dei primi lavori di rilievo, tra cui la Sonatina per flauto e piano (1946), la Prima sonata per pianoforte (1946) e la Seconda sonata per pianoforte (1947), oltre ai già menzionati brani su testi di Char. Soprattutto, le sue composizioni iniziarono ad essere eseguite pubblicamente in Francia e all’estero, contribuendo a una sua prima affermazione. Tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta ebbero luogo ulteriori eventi di rimarchevole impatto sulla biografia artistica di Boulez: nel 1949 e nel 1952 conobbe rispettivamente John Cage e Karlheinz Stockhausen, compositori che di lì a breve avrebbero svolto un ruolo di primo piano nell’ambito delle nuove avanguardie musicali, mentre nel 1951 svolse delle esperienze presso il gruppo di ricerca di musica concreta fondato da Pierre Schaeffer a Radio France, creando Due studi per nastro magnetico (1951-52).

Come per altri compositori della sua generazione, gli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta si svolsero all’insegna dei Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, che Boulez frequentò dal 1952 al 1965 dapprima in veste di allievo, poi, a partire dal 1955, come docente dei corsi di analisi. Qui si affermò rapidamente tra le figure più rilevanti dell’avanguardia musicale, assieme ad autori come Luciano Berio, Bruno Maderna, Luigi Nono, Henri Pousseur e lo stesso Stockhausen. Nel 1953, grazie al sostegno economico della Compagnia Renaud-Barrault, Boulez fondò a Parigi i Concerts du Petit Marigny, ridenominati l’anno successivo «Le Domaine Musical»: attivi fino al 1973, Boulez li diresse fino al 1967, promuovendo la conoscenza da un lato della musica precedente al classicismo viennese, allora poco eseguita, dall’altro la produzione novecentesca e, in particolare, contemporanea, con lo scopo dichiarato di avvicinare pubblico e autori in un rapporto di potenziale dialogo. In questo periodo Boulez iniziò a praticare anche l’attività di direttore d’orchestra, una carriera che avrebbe svolto con grande successo soprattutto a partire dagli anni Sessanta. Nel 1955 la prima esecuzione di Le Marteau sans maître, avvenuta il 18 giugno al Festival della SIMC a Baden-Baden, portò il compositore alla piena affermazione sulla scena internazionale; invitato a dirigere il ciclo a Los Angeles nel 1957, ebbe qui modo di conoscere Igor Stravinskij, il quale apprezzò l’opera e instaurò con Boulez un rapporto di stima reciproca.

Trasferitosi a Baden-Baden nel 1959, nei due decenni successivi portò all’apice la sua attività di direttore d’orchestra, che svolse a livello internazionale a capo delle migliori orchestre europee e statunitensi. Ingaggiato a dirigere orchestre come quella del Concertgebouw di Amsterdam, i Berliner Philharmoniker, l’Orchestre National de France, le orchestre sinfoniche di Boston, Chicago, Los Angeles, dal 1969 al 1971 Boulez fu il principale direttore ospite della Cleveland Orchestra, nonché assunse il ruolo di direttore principale della BBC Symphony Orchestra (1969-75) e della New York Philharmonic Orchestra (1970-77), dove fu il successore di Leonard Bernstein. Apprezzatissimo anche come interprete di partiture teatrali, in particolare dei Musikdramen di Richard Wagner, dal 1976 al 1980 Boulez diresse un’epocale edizione del Ring des Nibelungen presso il Festival di Bayreuth, con la regia di Patrice Chéreau, allestita per commemorare il centenario della prima rappresentazione della Tetralogia. Accanto ai fitti impegni di direttore d’orchestra, Boulez svolse anche attività didattica come docente di analisi, composizione e direzione d’orchestra presso l’Accademia di Musica di Basilea (1960-66), nell’A. A. 1962-63 fu visiting professor alla Harvard University e dal 1976 al 1995 fu professore al Collège de France come titolare della cattedra di Invenzione, tecnica e linguaggio in musica.

Un altro fondamentale contributo di Boulez alla storia della musica occidentale nacque in seguito all’iniziativa di Georges Pompidou, allora presidente della Repubblica francese, il quale nel 1970 incaricò il compositore di fondare presso il Centre Pompidou di Parigi un istituto di ricerca artistica, scientifica e tecnologica in ambito musicale, poi battezzato Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique (Ircam). Inaugurato nell’autunno del 1977, Boulez lo dirigerà fino al 1992; nel frattempo, per interessamento del segretario di stato per gli affari culturali, nel 1975 fondò l’Ensemble Intercontemporain (EIC), specializzato nell’esecuzione di musica del Novecento e di nuove composizioni. Sempre a Parigi, il compositore si fece promotore anche di ulteriori importanti progetti finalizzati a una maggiore diffusione della musica, come la creazione dell’Opéra Bastille (1989) e della Cité de la musique à La Villette (1995). Durante il periodo di direzione dell’Ircam, Boulez scrisse diversi lavori che sfruttavano le potenzialità dei sistemi di rielaborazione elettronica del suono in tempo reale, sviluppati presso l’istituto: il primo di essi fu Répons (1981-84), il quale fu seguito sia da altre opere inedite, sia da revisioni di partiture precedenti.

Dopo aver lasciato la direzione dell’Ircam nel 1992, negli anni Novanta e Duemila Boulez tornò a una fitta attività di compositore e direttore d’orchestra, senza tralasciare importanti impegni di carattere istituzionale. Firmato un contratto in esclusiva con la prestigiosissima Deutsche Grammophon, ha inciso con le massime orchestre a livello mondiale, lasciando un’imponente discografia. Invitato regolarmente ai festival di Salisburgo, Berlino ed Edimburgo, è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti internazionali, come il premio Siemens (1979), Polaris (1996), Grawemeyer (2001), Glenn Gould (2002), Kyoto (2009), Leone d’oro alla carriera (Biennale di Venezia, 2012), BBVA Foundation Frontiers of Knowledge (2013), Grammy Lifetime Achievement Award (2015) e diversi altri. Dopo Répons, i suoi lavori più significativi creati in collaborazione con l’Ircam sono Dialogue de l'ombre double (1985) per clarinetto, nastro magnetico e dispositivi di spazializzazione del suono, ...explosante-fixe... (1991-1993) per flauti, ensemble e informatica musicale, Anthèmes 2 (1997) per violino e live electronics. Le sue ultime opere sono Sur Incise (1996-98) per tre pianoforti, tre arpe e tre percussionisti, Dérive 2 (1988-2006) per undici strumenti e l’album Une page d'éphéméride (2005) per pianoforte solo, destinato a giovani musicisti. Compositore in residence al Festival di Lucerna nel 2002, dal 2004 al 2007 ne è stato il direttore artistico; la sua ultima apparizione in pubblico come direttore d’orchestra è avvenuta il 28 gennaio 2012 a Salisburgo, sul podio davanti ai Berliner Philharmoniker. La sua ricca attività di saggista, svolta in maniera continuativa dai primi anni Sessanta fino alla fine della sua esistenza, ha esercitato una fondamentale influenza sul pensiero musicale e artistico del secondo Novecento e inizio Duemila. Boulez è morto il 5 gennaio 2016 a Baden-Baden

Bibliografia
  • Edward Campell, Boulez, Music and Philosophy. Cambridge, Cambridge University Press, 2010.
  • Jonathan Goldman, The Musical Language of Pierre Boulez. Cambridge, Cambridge University Press, 2011.
  • Catherine Steinegger, Pierre Boulez et le théâtre. De la Compagnie Renaud-Barrault à Patrice Chéreau. Wavre, Éditions Mardaga, 2012.
  • Immagini di gioventù. Saggi sulla formazione e sulle prime opere di Pierre Boulez. A cura di Paolo Dal Molin, Pisa/Roma, Fabrizio Serra, 2014.
  • Pierre Boulez Studies. A cura di Edward Campell e Peter O'Hagan, Cambridge, Cambridge University Press, 2016. 
  • Peter O'Hagan, Pierre Boulez and the Piano. A Study in Style and Technique. New York, Routledge, 2017. 
Scritti
  • Pierre Boulez, Per volontà e per caso. Conversazioni con Célestin Deliège, Torino, Einaudi, 1977.
  • Pierre Boulez, Pensare la musica oggi. Torino, Einaudi, 1979.
  • Pierre Boulez, Punti di riferimento. A cura di Jean-Jacques Nattiez, Torino, Einaudi, 1984.
  • Pierre Boulez, Conversazioni sulla direzione d'orchestra. A cura di Jean Vermeil, Scandicci, La Nuova Italia, 1995.
  • Pierre Boulez, Il paese fertile. Paul Klee e la musica. A cura di Paule Thévenin, Milano, Abscondita, 2004.
  • Pierre Boulez, John Cage, Corrispondenza e documenti. A cura di Jean-Jacques Nattiez, edizione italiana a cura di W. Edwin Rosasco, Milano, Archinto, 2006.
  • Pierre Boulez, Note di apprendistato. A cura di Paule Thévenin, Torino, Einaudi, 20072.
  • Pierre Boulez, Jean-Pierre Changeux, Philippe Manoury, I neuroni magici. Musica e cervello. Roma, Carocci, 2016. 

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Modificato
05/01/2019

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