Nono, Luigi
1. Luigi Nono a Venezia, primi anni Sessanta. Foto in bianco e nero, Cameraphoto. Venezia, Archivio Luigi Nono.
2. Luigi Nono allo Studio di Fonologia di Milano, anni Sessanta. Foto in bianco e nero. Venezia, Archivio Luigi Nono.
3. Nuria Schoenberg, Luigi Nono e Bruno Maderna a Darmstadt, anni Cinquanta. Foto in bianco e nero. Venezia, Archivio Luigi Nono.
Compositore tra i massimi rappresentanti dell’avanguardia europea del secondo dopoguerra, Luigi Nono nacque a Venezia il 29 gennaio 1924, primogenito di Mario, ingegnere, e di Maria Manetti. I primi, ricchi stimoli artistici e culturali provennero dalla stessa famiglia, attraverso i diversi interessi – pittura, scultura, musica – coltivati professionalmente o in maniera amatoriale dai parenti più stretti di Nono. Di fondamentale importanza per la sua prima formazione fu, in particolare, la ricca biblioteca del padre, fornita anche di incisioni di Beethoven, Mahler, Wagner: qui il compositore condusse autonomamente letture e ascolti che avrebbero esercitato un influsso durevole sul suo percorso artistico e intellettuale.
Frequentatore fin da ragazzo del Teatro La Fenice e del Festival di musica contemporanea della Biennale, Nono iniziò a studiare privatamente pianoforte verso i dodici anni, mentre nel contempo frequentava il Ginnasio-Liceo classico “Marco Polo” di Venezia. Decisivo per la sua formazione artistica fu l’incontro nel 1941 con Gian Francesco Malipiero, il quale – stando alle parole dello stesso Nono – gli «aprì tutti gli orizzonti della musica» facendogli scoprire da un lato il repertorio e la trattatistica del Rinascimento e del Barocco italiani, dall’altro le più recenti tendenze internazionali, esemplificate dalle opere di Arnold Schönberg, Anton Webern e Béla Bartók. Nono seguì come studente esterno i corsi di composizione di Malipiero presso il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia fino al ritiro di quest’ultimo dall’insegnamento, nel 1943, dopodiché continuò a frequentare da esterno la classe di contrappunto e fuga di Raffaele Cumar (ex allievo di Malipiero e di Luigi Dallapiccola), studiando privatamente pianoforte con Gino Gorini. Conseguita la maturità classica nel 1942, per volere del padre si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova, dove si laureò nel 1947 per poi abbandonare subito tale percorso professionale, decidendo di dedicarsi esclusivamente alla musica. Malgrado questa scelta, Nono non ritenne opportuno suggellare la propria formazione artistica con un titolo accademico, ma si limitò a sostenere gli esami di compimento inferiore e medio di composizione, superati rispettivamente nel 1947 e nel 1949 sempre presso il Conservatorio “Benedetto Marcello”, senza mai proseguire fino al diploma conclusivo.
Oltre all’incontro con Malipiero, negli anni Quaranta ebbero luogo ulteriori esperienze di fondamentale importanza per la crescita artistica di Nono e per i futuri sviluppi della sua produzione, a partire dall’amicizia stretta nel 1942 con il giovane pittore Emilio Vedova, con il quale avrebbe successivamente collaborato in diversi progetti di grande rilievo. Nel 1946, grazie a Malipiero, Nono ebbe invece modo di conoscere Bruno Maderna, compositore e direttore d’orchestra veneziano di poco più vecchio di lui ma già noto nell’ambiente musicale; nello stesso periodo entrò in contatto anche con Dallapiccola, il quale allora costituiva un basilare punto di riferimento per i giovani della sua generazione. Fu soprattutto l’incontro con Maderna, tuttavia, a segnare una svolta radicale nella biografia personale e artistica del nostro: trovando in lui non solo un amico, ma anche un vero e proprio maestro d’arte e di vita, Nono si affidò alla sua guida per ricominciare lo studio della composizione. Entrambi, sempre su indicazione di Malipiero, si iscrissero poi a un corso internazionale di direzione d’orchestra che Hermann Scherchen tenne nel 1948 a Venezia: tra i tre iniziò così un durevole sodalizio che esercitò un influsso determinante sul profilo umano e intellettuale dei due giovani compositori.
Gli anni Cinquanta si svolsero interamente all’insegna degli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, ai quali Nono si iscrisse la prima volta nel 1950 in seguito alle segnalazioni di Scherchen e Maderna. La sua partecipazione ai Ferienkurse continuò assidua per l’intero decennio, dapprima come allievo, poi, dal 1957, in veste di docente, fino alla rottura definitiva maturata tra il 1959 e il 1960. L’esperienza fu di primaria importanza per l’evoluzione artistica, politica e umana del compositore: in questo contesto avvenne innanzitutto il debutto di Nono sulla scena internazionale, seguito negli anni successivi dalle prime esecuzioni dei suoi nuovi lavori. Qui egli poté inoltre ampliare e approfondire le proprie conoscenze sia nell’ambito delle tecniche compositive, dedicando una particolare attenzione alle opere di Schönberg e di Edgard Varèse, sia nel panorama dei giovani autori d’avanguardia europei ed extraeuropei (Karlheinz Stockhausen, Pierre Boulez, Henri Pousseur, John Cage), con i quali instaurò fecondi rapporti personali anche quando segnati da un acceso dissenso estetico e/o politico. Nono iniziò a marcare la propria divergenza rispetto alla cosiddetta «Scuola di Darmstadt» nel 1959 per poi distaccarsene in maniera definitiva nel 1960, non condividendo le due principali tendenze che vi si erano affermate, ossia da un lato l’iperdeterminismo della serialità integrale, dall’altro il ricorso pervasivo all’alea e all’indeterminizione. Convinto sostenitore della necessità dell’arte di prendere posizione nei confronti del presente politico e culturale, Nono infatti criticava entrambi gli atteggiamenti compositivi come l’espressione di un’irresponsabile volontà di fuggire dalla storia.
Con il 1960, anno a cui risale la sua prima composizione elettronica (Omaggio a Emilio Vedova), inizia la collaborazione tra Nono e lo Studio di Fonologia Musicale della Rai di Milano, fondato nel 1954 da Maderna e Luciano Berio: a tale laboratorio egli rimarrà legato per quasi vent’anni, producendo lì fino al 1979 tutti i suoi lavori per o con nastro magnetico. In questi due decenni assunsero un rilievo primario, nella produzione di Nono, tematiche di impegno e denuncia sociale dove la dimensione collettiva era preminente rispetto a quella individuale, in un indissolubile intreccio tra arte e attualità. Nella concezione del compositore, maturata tra l’altro attraverso letture sartriane, l’artista e l’intellettuale dovevano nutrire l’imperativo morale di partecipare in prima persona ai processi di trasformazione sociale, utilizzando a tal fine i mezzi specifici della propria attività, nel suo caso la musica e il teatro musicale. Per le opere di questo periodo Nono attinse quindi preferibilmente a testi che proponessero casi esemplari di lotta, forza, speranza e sacrificio per la collettività, cercando sempre più spesso, soprattutto nel corso degli anni Settanta, di portare i propri lavori al di fuori dei luoghi istituzionali della musica “colta” per coinvolgere un pubblico socialmente più differenziato. Da segnalare, in questi anni, l’incontro con Claudio Abbado (1965) e Maurizio Pollini (1966), con i quali Nono instaurò un profondo rapporto umano e professionale.
Dopo la pietra miliare segnata dall’azione teatrale Al gran sole carico d’amore (1975), iniziò per il compositore una fase di profonda crisi creativa, durante la quale – stando alle sue stesse parole – non riusciva più a trovare i mezzi adatti per esprimersi. Sentì così la necessità di ripensare non solo il proprio linguaggio musicale, ma anche le sue stesse categorie mentali, un lavoro di profonda riflessione che trovò un fertile terreno di confronto nell’amicizia con il filosofo Massimo Cacciari. Lasciato lo Studio di Fonologia di Milano, dotato di tecnologie ormai poco aggiornate, a partire dal 1980 Nono perfezionò la ricerca sui Live Electronics a Friburgo, in Germania, presso lo Experimentalstudio della Fondazione Heinrich Strobel. Obiettivo di tali sperimentazioni era l’ampliamento delle possibilità tanto della produzione del suono da parte di voci e strumenti, quanto delle tipologie di ascolto nel pubblico dal vivo, valorizzando l’interazione tra esecutori, tecnologia e la dimensione spaziale del luogo di rappresentazione. Pur senza rinunciare all’impegno civile e politico, l’ultima produzione di Nono si focalizza soprattutto sulla dimensione interiore dell’indicibile, espressa attraverso il ruolo sempre più importante conferito al silenzio e la ricerca di sonorità ai limiti dell’udibile. Insignito nel marzo 1990 del Großer Kunstpreis di Berlino, importante onorificenza conferita annualmente dalla Akademie der Künste a personalità di spicco in campo artistico, Nono morì a Venezia l’8 maggio dello stesso anno.
- Archivio Luigi Nono, Venezia.
- Luigi-Nono-Archiv, Università di Salisburgo.
- Catalogo delle composizioni di Luigi Nono
- Discografia delle composizioni di Luigi Nono
- Atti on-line del convegno "Luigi Nono: le opere degli anni '60 e '70". Venezia, 15-17 novembre 2001.
- Intervista di Carlo Piccardi a Luigi Nono, 1968.
- Nono. A cura di Enzo Restagno, Torino, EDT, 1987.
- La nuova ricerca sull’opera di Luigi Nono. A cura di Gianmario Borio, Giovanni Morelli e Veniero Rizzardi, Firenze, Olschki, 1999.
- Luigi Nono. Le musiche degli anni Cinquanta. A cura di Gianmario Borio, Giovanni Morelli e Veniero Rizzardi, Firenze, Olschki, 2004.
- Marinella Ramazzotti, Luigi Nono. Palermo, L’Epos, 2007.
- Angela Ida De Benedictis, Nono, Luigi. In: Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, vol. 78 (2013).
- Luigi Nono, Scritti e colloqui. A cura di Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, Milano, Ricordi-LIM, 2001.
- Luigi Nono, Carteggi concernenti politica, cultura e Partito Comunista italiano. A cura di Antonio Trudu, Firenze, Olschki, 2007.
- La nostalgia del futuro. Scritti scelti di Luigi Nono. A cura di Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, Milano, Il Saggiatore, 2007.
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Opere danza
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