Bausch, Pina
Pina Bausch, foto di Fernand Michaud, 1984. Fonte: Gallica BnF
Philippine Bausch, in arte Pina, nacque a Solingen, in Germania, nel 1940. Dopo le prime lezioni di danza classica nella città natia, si formò alla Folkwang Hochschule di Essen diretta da Kurt Jooss. Nel 1959 ottenne una borsa di studio dal Deutscher Akademischer Austauschdienst che le consentì di perfezionarsi alla Juilliard School di New York. Studiò con Antony Tudor, José Limón, Paul Taylor, Alfredo Corvino e Margret Craske e iniziò la propria carriera danzando al Metropolitan Opera Ballet, al New American Ballet e nella compagnia di Paul Sanasardo. Allo studio della danza affiancò corsi di drammaturgia e di recitazione che influenzeranno il suo approccio alla creazione teatrale. Nel 1962 fu invitata da Kurt Jooss al Folkwang Tanzstudio dove realizzò le sue prime coreografie: Fragment (1968) su musiche di Béla Bartók e Im Wind der Zeit (1969) con cui vinse il primo premio al Concorso di composizione coreografica di Colonia. Dal 1969 al 1973 assunse la direzione della compagnia con la quale intraprese varie tournée. Dal 1971 fu invitata come coreografa ospite al Teatro di Wuppertal, piccola città industriale nella regione della Ruhr dove portò in scena Aktionen für Tänzer (1971) e Tannhäuser Bacchanal (1972).
Nel 1973 Pina Bausch assunse la direzione del Wuppertal Ballett che rinominò Tanztheater per sottolineare la lontananza della sua poetica dagli schemi della danza tradizionale. La compagnia, formata da danzatori di differenti nazionalità e preparati sia nella tecnica classica sia in quella moderna, vantò artisti di spicco come Dominique Mercy e Malou Airaudo. Dal 1974, quando coreografò il suo primo lavoro per il Tanztheater, Pina Bausch creò in rapida successione un vasto repertorio. I primi lavori, dalle opere danzate Iphigenie auf Tauris (1974) e Orpheus und Eurydike (1975) alla propria versione dI Das Frühlingsopfer (La sagra della primavera, 1975), presentavano ancora un impianto ballettistico in cui la danza, protagonista assoluta della messinscena, nasceva dalla partitura musicale e dal libretto, mentre il linguaggio coreografico, pur rivelando il background degli anni formativi, presentava già una tensione verso nuove soluzioni. Nel 1975 iniziò la sua collaborazione con Rolf Borzik, scenografo che contribuì a definire lo stile della compagnia trasformando il palcoscenico in uno spazio dotato di una fisicità in grado di influenzare i movimenti dei ballerini.
Con Blaubart (1977), secondo le testimonianze dei membri del Wuppertal Tanztheater, Pina Bausch sperimentò per la prima volta una nuova modalità compositiva nella quale l’improvvisazione era stimolata da una serie di domande che la coreografa poneva ai suoi danzatori in studio durante la fase di creazione. Le risposte, che erano sia gestuali che verbali, subivano poi un processo di selezione e assemblaggio. Lo spettacolo rappresentò anche un essenziale momento di passaggio dalla pura coreografia al teatrodanza, dal balletto tradizionale a quella drammaturgia totale che caratterizzò le produzioni degli ultimi anni Settanta come Café Müller (1978), Kontakthof (1978) Arien (1979) e Keuschheitslegende (1979). Lo slittamento verso un teatro di parola e l’introduzione della gestualità quotidiana si affermarono definitivamente nei lavori degli anni Ottanta, quali 1980 Ein Stück von Pina Bausch (1980), Bandoneon (1980), Walzer e Nelken (1982), Two cigarettes in the dark (1985) e Ahnen (1987).
Il successo internazionale la portò a realizzare numerose coproduzioni che le permisero di intraprendere un nuovo percorso di ricerca fondato su un ripensamento della danza in termini conoscitivi. In questi spettacoli Pina Bausch cercò di cogliere, interiorizzare e ricreare la realtà dei luoghi dove aveva vissuto con la compagnia per un certo periodo, come in Viktor (1986), che riflette la sua visione della città di Roma (alla quale dedicò anche O Dido nel 1999), e Palermo Palermo (1991), che offre la sua visione della città siciliana. Nel 1990 Pina Basuch si cimentò anche nella regia cinematografica realizzando il film Die Klage der Kaiserin che fu interpretato dai danzatori – attori della propria compagnia. Nell’ultima fase della carriera, poco prima della prematura e improvvisa morte, la produzione bauschiana fu attraversata da una riflessione sulle proprie creazioni che la portò a trasmettere anche ai non professionisti la propria arte, esplorandone nuove valenze. Fu così che nel 2000 e nel 2008 riprese Kontakthof rispettivamente con anziani ultra sessantacinquenni e con un gruppo di adolescenti.
Nell’arco della sua carriera ottenne numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il New York Bessie Award (1984), il Premio tedesco per la danza (1995), il Theatertreffen di Berlino (1997), il Praemium Imperiale in Giappone (1999), il Premio Europa per il Teatro e la Laurea honoris causa in arti performative dall'Università di Bologna (1999), il Prix Nijinsky a Montecarlo e la Maschera d'oro a Mosca (2005), il Leone d’oro della Biennale di Venezia (2007), il Premio Kyoto (2007), il Premio Goethe della città di Francoforte (2008). Nel 1997 il governo tedesco le conferì la Grande Croce al merito (1997) mentre quello francese la nominò Commandeur de l'Ordre des Arts et de Lettre nel (1991) e Chevalier de la Légion d'honneur (2003). Morì di tumore nel 2009 a Wuppertal. Nel 2011 il regista cinematografico Wim Wenders realizzò un film in suo onore, Pina, presentato al sessantunesimo Festival del cinema di Berlino.
Tra le personalità di maggior spicco della danza del secondo Novecento, Pina Bausch è considerata la fondatrice del Tanztheater. Originalità di linguaggio e una straordinaria forza espressiva caratterizzano il suo teatrodanza e il modo di utilizzare i danzatori. Nei suoi spettacoli, spesso seguendo le logiche del montaggio cinematografico in sequenze discontinue non prive di elementi surreali, mescola danza pura, brani musicali differenti, gestualità stereotipate, situazioni ripetitive ed elementi autobiografici che prendono spunto dalla vita dei danzatori e si trasfigurano alla luce della sua poetica visionaria.
Biografia – Pina Bausch Foundation
Repertorio di Pina Bausch – Tanztheater Wuppertal
Un jour Pina a demandè di Chantal Akerman (1983)
Un jour Pina a demandè di Chantal Akerman (1983) è un film che documenta la vita della coreografa e della compagnia dall’interno. Negli anni Novanta il documentario è stato distribuito in Italia da De Agostini nella collana I grandi protagonisti della danza.
Pina di Wim Wenders (2011)
Nel 2011 il regista Wim Wenders presenta al sessantunesimo Festival del cinema di Berlino Pina, film dedicato all’opera della Bausch, di cui il regista propone una visione appassionata e, grazie all’impiego della tecnica 3D, immersiva. Il documentario presenta estratti d’archivio, interviste, scene girate en plein air nel contesto urbano e naturale della regione di Wuppertal e sequenze tratte da Café Müller, Das Frühlingsopfer (La sagra della primavera), Kontakthof e Vollmond.
Odette Aslan, Il processo Bausch, in «Culture teatrali», n. 14, 2006, pp. 121-138
Leonetta Bentivoglio, Francesco Carbone, Pina Bausch. Vieni, balla con me, Firenze, Barbès, 2008
Roberto Giambrone, Francesco Carbone, Pina Bausch. Le coreografie del viaggio, Macerata, Ephemeria, 2008
Elena Randi, Protagonisti della danza del XX secolo. Poetiche ed eventi scenici, Roma, Carocci Editore, 2014
Norbert Servos, Gert Weigelt, Stephen Morris, Pina Bausch dance theatre, Munich, Kieser, 2008
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