Strepponi, Giuseppina
Clelia Maria Josepha Strepponi – che sarebbe stata chiamata poi Giuseppina e, familiarmente, Peppina, – nacque l’8 settembre 1815 a Lodi, primogenita di Rosa Cornalba (1793-1870) e Feliciano Cristoforo Bartolomeo (1793-1832). Dopo di lei, la coppia avrebbe avuto altri cinque figli: Davide Carlo Cristoforo (1817), Maria Teresa (1818), Maria Antonia Theodora (1819-1838), Davide Vincenzo Francesco (1825-1856), Maria Barbara Elena (1828-1918). La famiglia Strepponi apparteneva a una dinastia di musicisti professionisti: negli anni che seguirono la nascita di Giuseppina, Feliciano avrebbe prestato servizio come maestro di cappella presso il Duomo di Monza dal 1820 al 1828, collaborato con il Teatro Grande di Trieste in qualità di aiuto direttore dal 1828 al 1832 e portato avanti l’attività di compositore, per lo più d’ambito operistico. Similmente, suo fratello Francesco (1799-1853) fu compositore e direttore d’orchestra; e il figlio di quest’ultimo, Luigi (1828-1849), fu organista della Chiesa dell’Incoronata di Lodi.
Anche Giuseppina fu instradata allo studio della musica. Dapprima sotto la guida del padre, da cui ricevette una solida preparazione nella pratica tastieristica e del canto, esercitato in qualità di soprano. In qualità di cantante fu ammessa al Conservatorio di Milano nel 1830; nonostante le difficili condizioni economiche che seguirono la morte di Feliciano (occorsa nel 1832), si diplomò brillantemente nell’autunno del 1834. Debuttò nell’attività professionale subito dopo, conquistando in breve una solida reputazione: già al principio del 1835 ottenne le prime parti da protagonista per gli allestimenti triestini di Matilde di Shabran di Jacopo Ferretti (1784-1852) e Gioachino Rossini e Anna Bolena di Felice Romani e Gaetano Donizetti; nella primavera dello stesso anno fu a Vienna, al Teatro di Porta Carinzia, al seguito dell’impresario Bartolomeo Merelli (1794-1879).
Divenuta in breve richiestissima, la Strepponi trascorse gli anni che seguirono impegnata in una attività febbrile e una carriera dagli esiti spesso trionfali, condotta con ritmi frenetici. Condusse una vita sentimentale tempestosa: i legami più stabili furono quelli stretti nel 1836 con il tenore Napoleone Moriani () e, dal principio degli anni Quaranta, con Merelli. Nel corso di quel periodo diede inoltre alla luce tre figli, Camillo Luigi Antonio (battezzato a Torino col cognome «Sterponi» 1838-1863) e Giuseppina Faustina (esposta all’Ospedale degli Innocenti di Firenze con il nome di Sinforosa Cirelli 1839-1919), (Adelina Maria Theresa Carolina, 1841).
Nell’autunno del 1839 la Strepponi debuttò al Teatro «alla Scala» di Milano per prendere parte in qualità di sostituta all’allestimento di Oberto, conte di San Bonifacio, opera d’esordio di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Piazza (1795-1872) rivisto da di Temistocle Solera (1816-1878). Giunta nel frattempo al culmine della carriera, sarebbe tornata a collaborare con Verdi per l’opera che ne segnò la definitiva affermazione dopo il difficile periodo segnato dalla morte della moglie e delle figlie del compositore: Nabucodonosor, poi abitualmente rinominata in Nabucco, su libretto di Solera, rappresentata sul palcoscenico scaligero nel 1842. In quell’occasione, tuttavia, la cantante – indebolita e in cattive condizioni di salute a causa dell’attività incessante e frenetica degli ultimi anni – manifestò un avanzato stato di deperimento vocale. Costretta a un anno di riposo, recuperò almeno temporaneamente il controllo della propria tecnica vocale. Tornò sulle scene nella primavera del 1843 per prendere parte alla ripresa parmigiana di Nabucco. Superata la delusione del precedente allestimento scaligero, il nuovo incontro tra la cantante e il compositore fu segnato da reciproci sentimenti di simpatia e profondo rispetto artistico, presto sfociati in un rapporto di sincera amicizia e, poi, in un’intensa relazione sentimentale.
Negli anni che seguirono, la Strepponi tornò frequentemente a collaborare con Verdi, fino alla ripresa modenese di Nabucco che l’11 gennaio 1846 segnò il suo definitivo ritiro dalle scene. Nell’ottobre dello stesso anno, con il sostegno delle raccomandazioni di Verdi si stabilì a Parigi insieme alla sorella Barbara per dedicarsi all’insegnamento della tecnica di canto italiana. Aperta una scuola presso la propria abitazione, guadagnò in breve la considerazione di insegnante rinomata. Durante la permanenza nella capitale francese, la Strepponi intensificò il proprio legame con Verdi, che in occasione dei propri viaggi all’estero trascorse lunghi periodi presso di lei. Nell’estate del 1849 la coppia lasciò la Francia per stabilirsi a Busseto, presso Parma; dovette però scontrarsi con l’aperta ostilità manifestata dai concittadini nei confronti di quella convivenza al di fuori del matrimonio e della vita disinvolta precedentemente condotta da Giuseppina, considerate scandalose. Nel 1951 i due si trasferirono nella nuova residenza di Villa Sant’Agata, nella campagna nei pressi di Parma, dove avrebbero fissato la loro dimora per gli anni a venire.
A dispetto della nomea attribuitale, nel corso della nuova vita domestica la Strepponi manifestò una convinta adesione alla religione cattolica. Fu soprattutto per sua volontà che, dopo dodici anni di convivenza, il 29 agosto 1859 la coppia regolarizzò la propria posizione celebrando le nozze in forma privata a Collonges-sous-Salève, in Savoia. I Verdi non ebbero figli, ma nel 1869 adottarono Filomena Maria Cristina (1859-1936), figlia di un cugino – omonimo – del compositore.
Nel corso degli anni Novanta la Strepponi soffrì di condizioni di salute progressivamente più fragili e malferme. Morì di polmonite il 14 novembre 1897.
Durante la sua carriera, nel pieno possesso dei suo mezzi vocali, Giuseppina Strepponi fu considerata interprete dalla raffinata tecnica belcantistica, in possesso di acuta intelligenza ed elevato temperamento drammatico. Le testimonianze coeve ne lodarono la grande potenza vocale, il carisma e le capacità attoriali.
Scheda su Giuseppina Strepponi in Portale Verdi
http://www.verdi.san.beniculturali.it
Giuseppina Strepponi: un legame fuori dagli schemi, in Portale Verdi
http://www.verdi.san.beniculturali.it
Giuseppina Strepponi: una relazione fuori dagli schemi comuni, in Giuseppe Verdi: un mito italiano
http://www.internetculturale.it
Dino Rizzo, Strepponi, Giuseppina, in Dizionario Biografico degli Italiani, versione digitale
http://www.treccani.it
Maria Moretti, Giuseppina Verdi Strepponi: documenti, testimonianze, immagini, Lodi, Il pomerio, 2006
Maria Moretti, La donna del ‘Nabucco’. Storia in breve della vita di Giuseppina Strepponi, Lodi, Se non ora, quando?, 2018
Edoardo Rescigno, Giuseppina Strepponi, in Dizionario verdiano, Milano, Rizzoli, 2001, pp. 596-600
Caroline Anne Ellsmore, Verdi’s exceptional women: Giuseppina Strepponi and Teresa Stolz, Londra - New York, Taylor & Francis, 2018
Giorgio Gualerzi, Giorgio Rampone, Giuseppina Strepponi cantante donizettiana, in Il teatro di Donizetti, I, La vocalità e i cantanti, a cura di Francesco Bellotto, Paolo Fabbri, Bergamo, Fondazione Donizetti, 2001, pp. 153-162
Marcello Conati, La svolta degli anni Trenta. Il ‘canto in azione’ (a proposito di Giuseppina Strepponi), in Il teatro di Donizetti, I, La vocalità e i cantanti, a cura di Francesco Bellotto, Paolo Fabbri, Bergamo, Fondazione Donizetti, 2001, pp. 277-294
Marco Beghelli, Ombra di cotanto sole: Giuseppina Strepponi dopo ‘Nabucco’, in Verdi. Nabucco, programma di sala, Milano, Teatro alla Scala, Stagione d’opera e balletto 2012-2013, pp. 118-131
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