Pariati, Pietro
Pietro Pariati nacque a Reggio Emilia il 26 marzo 1665, figlio di Giovan Battista, un soldato di origine francese al servizio del duca di Modena, e di Lucrezia Carretti. A causa del decesso del padre, avvenuta quando Pietro era ancora giovane, la famiglia conobbe serie difficoltà economiche, in parte attenuate da una sovvenzione ducale. Ciononostante, Pariati riuscì a compiere degli studi che lo portarono a laurearsi in legge nel 1687; nel frattempo, si era già cimentato con le prime prove poetiche di carattere di volta in volta amoroso, filosofico, comico o encomiastico, facendosi apprezzare a livello locale come autore erudito e arguto.
A metà degli anni Novanta è attestata l’attività di Pariati come segretario del governatore di Reggio, dopodiché passò alle dipendenze del marchese Taddeo Rangone di Modena, grazie al quale nel 1696 entrò in contatto con Ludovico Antonio Muratori. Risale probabilmente a quel periodo la sua ordinazione a chierico, mentre in documenti successivi sarà spesso menzionato con il titolo di abate. Recatosi a Madrid al seguito di Rangone, al suo ritorno a Modena, nell’autunno del 1697, Pariati fu arrestato e rimase in prigione fino a novembre del 1699; una volta scarcerato, fu esiliato dal Ducato e pertanto si trasferì a Venezia. Qui trascorse alcuni anni in povertà, alla ricerca di mecenati e committenti, non mancando di tentare una via di riconciliazione presso il duca di Modena, al quale inviò diverse richieste di revoca dell’esilio. In questo periodo ebbe tuttavia modo di entrare in contatto con Apostolo Zeno, con il quale iniziò a collaborare migliorando così gradualmente le proprie condizioni economiche e professionali.
Impegnato inizialmente nella versificazione di alcune parti dei libretti di Zeno, nel 1703 Pariati scrisse il suo primo dramma per musica, il Regnero, rappresentato presso il Teatro Ducale di Milano, poi rielaborato – forse con il contributo di Zeno – e riproposto nel 1707 sempre a Milano con il nuovo titolo La Svanvita. Nel 1704 Pariati iniziò a scrivere anche per le scene veneziane e dall’autunno dell’anno successivo intraprese una collaborazione esclusiva con il Teatro San Cassiano, per il quale firmò, solo o assieme a Zeno, una decina di libretti per lo più di genere serio. Alcuni di essi conobbero un’ampia diffusione in Italia e all’estero, in particolare Antioco (1705) e Ambleto (1706), rappresentati originariamente con musiche di Francesco Gasparini, così come il Ciro (1709), intonato da Tomaso Albinoni. Oltre che per questa produzione, Pariati ebbe modo di farsi apprezzare anche per il talento comico, soprattutto con l’intermezzo Pimpinone (1708), messo in musica da Albinoni e ripreso numerose volte nell’arco di oltre tre decenni.
Dal 1708 al 1710 Pariati e Zeno scrissero alcuni libretti su commissione della corte di Barcellona, messi in musica, tra gli altri, da Antonio Caldara: riproposti in parte a Vienna per via dei legami dinastici che intercorrevano tra le due corti, tali lavori riscossero un ampio successo. Di conseguenza nel 1711, quando il re di Spagna Carlo III d’Asburgo fu incoronato imperatore d’Austria (con il nome di Carlo VI), decise di offrire l’incarico di poeta cesareo dapprima a Zeno, che rifiutò, e quindi a Pariati. Questi raggiunse Vienna nel 1714, dopo essere stato affiliato all’Accademia dell’Arcadia con il nome di Clealbo Mirtilio, e vi rimase fino alla morte, mantenendo il suo incarico a corte fino al 1729, quando fu sostituito da Pietro Metastasio. A partire al 1718 lo affiancò anche Zeno con la medesima funzione di primo poeta, successivamente commutata in quella di poeta e storico imperiale.
A Vienna Pariati svolse un’attività di librettista molto intensa, collaborando principalmente con lo stesso Caldara e Johann Joseph Fux: scrisse diversi nuovi lavori e ne riadattò di precedenti, destinati alle periodiche occasioni teatrali della corte imperiale. Di particolare interesse risultano le tragicommedie, dove figure comiche sono inserite accanto a personaggi nobili e autorevoli, talvolta con un intento parodistico nei confronti di personalità reali dell’alta società viennese. Nella produzione sacra spiccano invece gli oratori e le passioni, scritti per il periodo quaresimale, nei quali emergono alcuni elementi che troveranno ulteriori sviluppi nelle analoghe composizioni di Metastasio. Alla corte imperiale la posizione sociale e professionale di Pariati si stabilizzò definitivamente, sebbene non raggiunse mai un tenore di vita realmente agiato; fu però un personaggio stimato, in stretti contatti con lo stesso imperatore, né tralasciò di mantere legami intellettuali, politici e diplomatici con l’Italia. Morì a Vienna il 13 ottobre 1733.
- Voce bio-bibliografica su Pietro Pariati nel Dizionario Biografico degli Italiani
- Voce bio-bibliografica su Pietro Pariati nel Grove Music Online
- Schede archivistico-bibliografiche dei libretti di Pietro Pariati.
- Dati bibliografici e scansioni delle pubblicazioni di e su Pietro Pariati.
- Discografia di Pietro Pariati.
- Bernard Toscani, La serva padrona: Variations on a Theme. «Studi Pergolesiani», 2 (1988), pp. 185-194.
- Giovanna Gronda, La carriera di un librettista: Pietro Pariati di Reggio da Lombardia. Bologna, Il Mulino, 1990.
- Michael Talbot, Tomaso Albinoni's Pimpinone and the comic intermezzo. In: Con che soavità: Studies in Italian opera, song, and dance, 1580-1740, a cura di Iain Fenlon e Tim Carter, Oxford, Clarendon Press, 1995, pp. 229-248.
- Livia Pancino, Le opere di Vivaldi nel raffronto fra libretti e partiture. III: La verità in cimento, La virtù trionfante dell'amore, e dell'odio, overo Il Tigrane, Giustino. «Informazioni e Studi vivaldiani», 19 (1998), pp. 5-31.
- Raffaele Mellace, Il pianto di Pietro: Fortuna del tema e strategie drammaturgiche tra gli oratori viennesi e la Passione metastasiana. «Musica e storia», 9, 1 (giugno 2001), pp. 145-175.
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