Tebaldi, Renata
- Renata Tebaldi, fotografia di Bruno Bernard (1912-1987), agenzia fotografica Bernard of Hollywood
- Renata Tebaldi applaudita dal pubblico in occasione di un concerto al Teatro «Manzoni» di Milano, 1958
- Renata Tebaldi in camerino, Metropolitan Opera House, New York, 1966
Renata Ersilia Clotilde Tebaldi nacque il 1° febbraio 1922 a Pesaro da Giuseppina Barbieri e Teobaldo, violoncellista, che avrebbe abbandonato la moglie prima ancora della nascita della bambina. Dopo il parto, Giuseppina tornò nel paese d’origine, Langhirano, in provincia di Parma. Qui avrebbe provveduto al sostentamento della figlia lavorando da ricamatrice e grazie al sostegno dei genitori. Colpita da poliomielite all’età di tre anni, dopo alcuni anni di cure Renata guarì completamente: seppur prostrata dalla malattia, ne uscì senza riportare strascichi. Per contro, l’esperienza della malattia rafforzò il suo carattere e contribuì a modellare una personalità risoluta e determinata.
Pronipote del soprano Edwige Tebaldi, scopertasi a sua volta in possesso di una promettente voce sopranile, a diciassette anni Renata superò l’esame di ammissione per il Conservatorio «Arrigo Boito» di Parma, dove frequentò la classe di canto di Italo Brancucci (1904-1958) e quella di pianoforte di Ettore Campogalliani (1903-1992). In seguito passò al Liceo Musicale «Gioachino Rossini» di Pesaro, dove completò gli studi sotto la guida del soprano Carmen Melis (1885-1967). Esordì nella carriera professionale il 23 maggio 1944 al Teatro Sociale di Rovigo, interpretando la parte di Margherita nel Mefistofele di Arrigo Boito. Il periodo immediatamente successivo la vide ottenere scritture per teatri sempre più prestigiosi, per lo più affrontando nuove parti protagonistiche di un repertorio particolarmente impegnativo: dalla Mimì di La Bohème di Luigi Illica, Giuseppe Giacosa e Giacomo Puccini alla Maddalena dell’Andrea Chénier di Illica e Umberto Giordano, alla Desdemona dell’Otello di Boito e Giuseppe Verdi. In seguito alla conclusione della seconda Guerra Mondiale, fu invitata a sottoporsi un’audizione da Arturo Toscanini: suscitò una profonda impressione nel direttore, che la volle tra i solisti impegnati nel concerto di riapertura del Teatro «alla Scala» di Milano, ricostruito dopo il conflitto, l’11 maggio 1946. Nello stesso anno proseguì l’ampliamento del proprio repertorio: ancora Puccini, con la parte eponima di Tosca; e quella di Elsa per il Lohengrin di Richard Wagner allestito durante la stagione estiva del Teatro «alla Scala», con il quale inaugurò così un rapporto destinato a divenire in breve strettissimo. Fin dal principio del decennio successivo la Tebaldi era divenuta una presenza fissa al teatro milanese, dove avrebbe cantato sotto la guida di direttori d’orchestra quali Tullio Serafin (1878-1968), Victor De Sabata (1892-1967), Antonino Votto (1896-1985), Herbert von Karajan; e presso il cui pubblico aveva conquistato il primo nucleo di un consistente numero di entusiasti sostenitori, destinato in breve tempo ad aumentare e diffondersi in tutto il mondo.
Nel 1947 Renata Tebaldi si legò in una relazione sentimentale al basso Nicola Rossi-Lemeni (1920-1991). Nel marzo del 1949, con l’interpretazione del personaggio di Donna Elvira del Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadeus Mozart presso il Teatro «San Carlos» di Lisbona, inaugurò la fortunata apertura della propria carriera al di fuori dei confini nazionali. Nel 1950 dall’incontro con una giovane estimatrice, Ernestina Viganò, nacque un profondo rapporto umano: la cantante prese la ragazza con sé come governante. Le due donne sarebbero state legate da una profonda amicizia. Nell’agosto del 1951 il soprano intraprese la prima di numerose tournée in Sud America. In quell’occasione i suoi sostenitori cominciarono a contrapporla all’altra grande diva operistica del momento, Maria Callas, dando vita a due fazioni animate da una rivalità feroce ma, di fatto, priva di fondamento.
Alla fine del gennaio del 1955 la Tebaldi debuttò alla Metropolitan Opera House di New York, protagonista dell’Otello verdiano a fianco di Mario Del Monaco. Negli anni successivi si divise tra la propria casa milanese e gli Stati Uniti, dove avrebbe svolto una parte sempre più consistente della sua attività. Nel 1957, poco dopo la scomparsa della madre, la cantante apprese che il padre si trovava a sua volta in cattive condizioni di salute. Gli si riavvicinò e lo accudì negli anni successivi. Nel 1958 strinse una relazione sentimentale con il direttore d’orchestra Arturo Basile (1914-1968).
La carriera del soprano sarebbe proseguita con ritmi assai elevati fino al principio del nuovo decennio: dal novembre del 1972 la Tebaldi avrebbe lasciato le scene per dedicarsi esclusivamente ai concerti. L’ultimo si svolse il 23 maggio 1976 all’amato Teatro «alla Scala». In seguito, la Tebaldi si ritirò a vita privata, dividendosi tra sue case di Milano e di San Marino. In quest’ultima morì il 19 dicembre 2004.
In possesso di una voce di timbro morbido e vellutato, omogenea in tutta l’estensione, controllata attraverso una tecnica d’emissione impeccabile, Renata Tebaldi appare caratterizzata da uno stile nobilmente idealizzato nella resa della linea musicale in tratti di classica purezza.
Fondazione Renata Tebaldi
https://www.fondazionerenatatebaldi.org
Museo Renata Tebaldi
https://www.museorenatatebaldi.it
Omaggio a Renata Tebaldi
http://www.operaaurea.it
Vincenzo Ramon Bisogni, Renata Tebaldi. Viaggio intorno ad una voce, Parma, Azzali, 1999
Stefano Papi, Renata Tebaldi, Milano, Electa, 2007
voce Tebaldi, Renata, in Enciclopedia Treccani, versione digitale
http://www.treccani.it
Alberto Angelucci, La «voce d’angelo» di Toscanini, in Lo Specchio della città, dicembre 1999
http://www.lospecchiodellacitta.it
Ricordo di Renata Tebaldi, in Liricamente.it, 19 dicembre 2007
http://www.liricamente.it
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