Childs, Lucinda
Lucinda Childs, foto di Rita Antonioli. Fonte: danzaeffebi.com.
Lucinda Childs nasce a New York nel 1940. A quindici anni inizia lo studio della danza con Hanya Holm e Helen Tamiris. Conseguita la laurea al Sarah Lawrence College, dove si forma sotto la guida di Judith Dunn e Bessie Schönberg, prosegue i suoi studi prendendo lezioni di tecnica accademica, frequentando le classi di James Waring e Merce Cunningham e seguendo il corso di composizione coreografica di Robert Dunn, a cui parteciparono musicisti, artisti e molti dei coreografi della post-modern dance, come Simone Forti, David Gordon, Steve Paxton, Yvonne Rainer e Trisha Brown.
Nel 1963 entra a far parte del Judson Dance Theater, collettivo di danzatori e coreografi anti-establishment che, influenzato dagli stimoli provenienti dalle neoavanguardie, crea un’alternativa culturale e artistica ai canoni tradizionali in campo coreico. In questa cornice, Childs intraprende un percorso di ricerca antitetico ai codici estetici della modern dance che porta a un radicale cambiamento di prospettiva nella pratica coreografica. I suoi lavori, in tutto tredici da Pastime (1963) a Untitled Trio (1968), riflettono l’ampio spettro della sua attività coreografica: la manipolazione di oggetti ordinari come bigodini e spugne in Carnation (1964); ambientazioni diverse dai teatri, come lo spazio urbano di Street Dance (1964); l’ampliamento del vocabolario di movimento attraverso l’inserimento di azioni quotidiane come cadere e camminare in Geranium (1965); l’introduzione nella performance di dialoghi come in Museum Piece (1965). Il suo ultimo lavoro, Untitled Trio (1968), inaugura una nuova fase che si allontana dall’estetica del Judson Dance Theater, in particolare dalle modalità performative dell’happening, a favore di una concezione della danza come arte formale.
Dal 1968 al 1973, allontanatasi dalle scene per motivi di salute, si dedica all’insegnamento e alla ricerca.
Nel 1973 riprende la sua attività coreografica fondando la Lucinda Childs Dance Company, per la quale crea un vasto repertorio composto da oltre cinquanta coreografie tra assoli, come Particular Reel (1973) e Mix Detail (1976), e lavori d’insieme, come una nuova versione di Untitled Trio (1973), Recling Rondo (1975) e Radial Courses (1976). Rispetto all’esperienza della post-modern dance, Childs impiega un nuovo stile, in cui le frasi coreografiche sono costituite da cellule di movimento composte di passi semplici sviluppate attraverso i principi compositivi dell’iterazione e della variazione in un procedimento definito minimale, termine mutuato dalla rispettiva corrente musicale.
Nel 1976 collabora, in veste di coreografa e performer, con il regista Robert Wilson e il compositore Philip Glass alla creazione di Einstein on the Beach, opera divenuta una pietra miliare della musica del secondo Novecento che le fa vincere il Village Voice Obie Award. La collaborazione con il regista, cruciale per la sua evoluzione creativa e per la definizione del suo stile seriale, prosegue negli anni, producendo lavori quali I Was Sitting on My Patio This Guy Appeared I Thought I Was Hallucinating (1977), Maladie de la Mort (1996) e Saint John Passion (2007).
Nel 1979 Childs crea Dance, il suo primo lavoro a serata intera con musica di Philip Glass e il décor creato dalle immagini in video di Sol Lewitt. Divenuto un caposaldo dell’arte coreografica, il lavoro inaugura un nuovo ciclo contraddistinto dalla produzione di concerti di danza ideati per il contesto teatrale. La nuova situazione performativa determina un recupero della musica, delle scene e dei costumi, aprendo così la strada a importanti collaborazioni sia con i compositori come John Adams sia con gli artisti visivi quali Frank Gehry e Tadashi Kawamata.
Su questa linea estetica prosegue negli anni Ottanta, realizzando produzioni su larga scala e impiegando uno stile che ricorre anche alla tecnica accademica come in Mad Rush e Relative Calm (entrambi del 1981), Formal Abandon (1982) e Available Light (1983).
Dal 1981 intraprende una carriera internazionale coreografando lavori per le più importanti compagnie: Opéra di Parigi (Premier Orage, 1984), Rambert Dance Company (Four Elements, 1990), Martha Graham Company (Histoire, 1999), White Oak Dance Company (Chacony, 2002), MaggioDanza (Firebird, 2005; Symphony of Psalms, 2007), Ballet National de Marseille (Tempo Vicino, 2009) e Introdans (Kilar, 2013; Canto Ostinato, 2015).
Dagli anni Novanta si dedica all’opera lirica realizzando diciannove regie, tra le quali: Zaide di Mozart (Teatro Nazionale di Strasburgo, 1995), Le Rossignol e Oedipus rex di Stravinskij (Teatro Nazionale di Strasburgo, 2007), Farnace di Vivaldi (Teatro Nazionale di Strasburgo, 2012), Alessandro di Händel (Teatro di Stato dell’Assia di Wiesbaden, 2013), Dr. Atomic (Opéra du Rhin, 2014) e Orfeo ed Euridice di Gluck (Opernhaus Kiel, 2016).
Alcuni suoi lavori del periodo del Judson Dance Theater, come Pastime, Carnation e Museum Piece, sono oggi riportati in scena dalla nipote Ruth Childs.
Nel corso della sua carriera ottiene numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali un Bessie Award (2001), la nomina a Commandeur dell’Ordre des Arts et des Lettres (2004), il NEA/NEFA American Masterpiece Award (2009), il Leone d’oro della Biennale di Venezia (2017) e il premio Samuel H. Scripps American Dance Festival per la carriera (2017).
Lucinda Childs, tra le più importanti coreografe della danza contemporanea americana, è emersa dal rivoluzionario movimento della post-modern dance. Influenzata dalla lezione di Merce Cunningham e dal minimalismo di Philip Glass, la sua danza, sul crinale tra post-modern e classicismo contemporaneo, è contraddistinta da un raffinato gusto per l’astrazione formale del movimento e dal principio compositivo della ripetizione. La coreografia, liberata da una volontà interpretativa e intesa come un insieme di combinazioni matematiche, tende alla purezza estetica, alla rigorosità geometrica e all’elevazione del corpo in una dimensione sovraquotidiana.
Lucinda Childs - Documentario realizzato da Patrick Bensard nel 2006
Incontro con Lucinda Childs alla Biennale Danza 2017
Sally Banes, Tersicore in scarpe da tennis. La postmodern dance, a cura di Eugenia Casini Ropa, traduzione di Manuela Collina (tit. orig.: Terpsichore in Sneakers: Post-Modern Dance), Macerata, Ephemeria Editrice, 1993.
Sally Banes, Childs, Lucinda, International Encyclopedia of Dance, a cura di Selma Jeanne Cohen, Oxford University Press, New York, Oxford, 1998.
Sally Banes, Before, Between, and Beyond: Three Decades of Dance Writing, University of Wisconsin Press, 2007.
Martha Bremser, Fifty Contemporary Choreographers, London, Routledge, 1999 (consultabile al seguente link previa registrazione: https://archive.org/details/fiftycontemporar0000brem).
Marinella Guatterini, Discorsi sulla danza, Milano, Ubulibri, 1994.
Joyce Morgenroth, Speaking of Dance: Twelve Contemporary Choreographers on Their Craft, Routledge, 2004, pp. 71-84.
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