Gazzelloni, Severino
- Severino Gazzelloni in concerto, fotografia, 1980-1990 circa
- Severino Gazzelloni suona sul tetto di una casa di Roma, fotografia, 1960-1970 circa, agenzia Keystone
- Severino Gazzelloni durante un’esibizione, fotografia tratta dalla pagina dedicata all’artista nell’archivio iconografico dello Studio di Fonologia RAI
Severino Gazzellone nacque il 5 gennaio 1919 a Roccasecca, paese in provincia di Frosinone, da Amalia Pascarella e Giuseppe, sarto, amante di musica e suonatore dilettante di bombardino nella banda locale. Sotto l’impressione prodotta dall’ascolto radiofonico del Concerto per flauto e orchestra K 313 di Wolfgang Amadeus Mozart, all’età di sette anni Severino decise di abbracciare la carriera di flautista. Intraprese lo studio del flauto da autodidatta, e di lì a poco entrò anch’egli nella formazione bandistica. Al suo interno, acquisita una buona padronanza strumentale, nel corso degli anni che seguirono giunse a svolgere un’attività semiprofessionale, spesso affrontando parti solistiche. Nel 1934 superò l’esame di ammissione per il Conservatorio «Santa Cecilia» di Roma, dove studiò sotto la guida di Arrigo Tassinari (1889-1988). Conseguì il diploma nel 1942. Intraprese l’attività professionale poco dopo: durante la guerra suonò nell’orchestra ritmico-sinfonica di Alberto Semprini (1908-1990) e con la compagnia di avanspettacolo di Erminio Macario (1902-1980), che si esibiva presso il Teatro «Odescalchi».
Nel 1944 Gazzelloni – che aveva modificato in tale forma il cognome paterno – superò l’audizione per entrare nell’Orchestra di Radio Roma, poi Orchestra Sinfonica della RAI, affidata allora alla direzione di Fernando Previtali (1907-1985). L’anno successivo iniziò la carriera orchestrale; ottenuta la posizione di primo flauto, avrebbe continuato a far parte della formazione per i successivi trent’anni. Parallelamente, intraprese l’attività solistica.
All’interno dell’orchestra, Gazzelloni partecipò alla registrazione di numerose colonne sonore cinematografiche. In quelle occasioni, frequentò assiduamente compositori come Nino Rota e Bruno Maderna. Con quest’ultimo, in particolare, strinse una profonda amicizia. Sotto l’influenza di Maderna, Gazzelloni si avvicinò alla musica contemporanea, di cui divenne in breve un appassionato sostenitore. Dal 1949, condusse un’assidua ricerca tecnica dedicata all’ampliamento delle potenzialità strumentali ed espressive del flauto attraverso l’impiego di suoni multipli, effetti timbrici, nuove tecniche di emissione e di articolazione, il ricorso alla respirazione continua. Prendendo le distanze dalla tradizionale eleganza della scuola flautistica francese in favore di una nuova concezione sonora e linguistica, esemplificata sul suono robusto e pieno degli strumenti ad arco. Adottò esclusivamente strumenti in oro, costruiti per lo più su misura per assecondare la sua particolare estetica timbrica. Dal 1952 Gazzelloni prese parte regolarmente agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt in veste di interprete e, dal 1956 al 1966, come insegnante, trasmettendo e diffondendo le nuove tecniche elaborate e le specificità dei linguaggi musicali d’avanguardia. In un rapporto di mutuo scambio, stabilì uno stretto rapporto con i principali autori dell’ambito della Nuova Musica, dei quali fu interprete e ispiratore. Fu dedicatario e primo esecutore di numerosi lavori di compositori quali Mario Zafred (1922-1987; Concerto per flauto e orchestra, 1951), Bruno Maderna (Honeyrêves, 1961; Grande aulodia per flauto, oboe e orchestra, 1970; Don Perlimplin ovvero Il trionfo dell'amore e dell'immaginazione, 1961; Hyperion, 1964), Luigi Nono (Y su sangre ya viene cantando, Epitaffio per Federico García Lorca n. 2, per flauto e piccola orchestra, 1952), Franco Donatoni (1927-2000; Puppenspiel 2, 1966), Olivier Messiaen (Le merle noir, 1954), Luciano Berio (Sequenza I per flauto solo, 1958), Sylvano Bussotti (1931; Couple per flauto e pianoforte, 1959). Per Gazzelloni, divenuto un campione della Nuova Musica, scrissero inoltre – dopo l’esperienza di Darmstadt – Camillo Togni (1922-1993; Sonata per flauto e pianoforte, 1953; Fantasia concertante per flauto e archi, 1958), Guido Pannain (1891-1977; Sonatina per flauto e pianoforte, 1954), Giorgio Federico Ghedini (1892-1965; Sonata da concerto per flauto, archi e percussione, 1958), Aldo Clementi (1925-2011; Ideogrammi n. 2, 1959), Ernst Krenek (1900-1991; Flötenstück neunphasig per strumento solo, 1959), Jacques Guyonnet (1933-2018; Polyphonie I per flauto in sol, 1952), Boris Porena (1927; Neumi per flauto, arpa e vibrafono, 1963), Luis de Pablo (1930; Condicionado per flauto in sol, 1962; Reciproco per flauto, pianoforte e percussione, 1963), Friedhelm Döhl (1936-2018; Julianische Minuten per flauto e pianoforte, 1964), Yori-Aki Matsudaira (1931; Rhymes for Gazzelloni per flauto solo, 1965), Giorgio Gaslini (1929-2014; Chorus per flauto solo, 1965), Tona Scherchen (1938; In per flauto solo, 1966), Gian Francesco Malipiero (Concerto per flauto e orchestra, 1968), András Szőllősy (1921-2007; Tre pezzi per flauto e pianoforte, 1970), Goffredo Petrassi (1904-2003; Concerto per flauto e orchestra, 1963 circa; Souffle per flauto, ottavino e flauto in sol, 1970), Roman Vlad (1919-2013; Sonatina per flauto e pianoforte, 1945; Il magico flauto di Severino, variazioni mozartiane per flauto e pianoforte, 1971).
Gazzelloni fu protagonista di un’attività concertistica divenuta nel frattempo intensissima – giungendo talvolta a superare le duecento esibizioni all’anno – e attenta a raggiungere tutti gli strati sociali, soprattutto i più umili: privilegiando le apparizioni in paesi e piccoli centri, nelle fabbriche, accostando il repertorio più tradizionale, barocco, classico e romantico, alla produzione contemporanea e a brani di musica leggera. Fu inoltre assai attivo in sala d’incisione e apparve frequentemente in televisione: sotto la sua influenza, il flauto in Italia conobbe una popolarità e una diffusione fino ad allora impensabili. Tra i suoi collaboratori più stretti, furono in particolare il pianista Bruno Canino (1935), il violoncellista Rocco Filippini (1943), il complesso I Musici; con quest’ultimo Gazzelloni realizzò numerose incisioni discografiche.
Particolarmente sensibile alla causa della diffusione della conoscenza musicale, Gazzelloni fu un appassionato didatta. Insegnò in numerosi corsi di perfezionamento organizzati in tutta Europa. Dal 1965 fu titolare del corso di flauto presso l’Accademia Chigiana di Siena, che avrebbe tenuto per tutta la vita. Affetto da un tumore ai polmoni, morì a Cassino il 21 novembre 1992.
Elementi distintivi dello stile di Severino Gazzelloni sono il suono personalissimo, rotondo e scuro, d’insolita robustezza e a un tempo, dolce e liquido; e, soprattutto, l'istintiva sicurezza espressiva di un eloquio che coniuga, con naturalezza, un lirismo svettante a una tensione viva e profonda, ora tenera ora virata nelle tinte della più accesa drammaticità.
Pagina dedicata a Severino Gazzelloni e al Festival Gazzelloni sul sito del Comune di Roccasecca, suo paese natale
https://www.comune.roccasecca.fr.it
Concorso flautistico internazionale «Severino Gazzelloni», Pescara
http://www.concorsogazzelloni.it
Elisabetta Di Pietrantonio, Gazzelloni, Severino, in Dizionario Biografico degli Italiani, versione digitale
http://www.treccani.it
Alessandra Vaccarone, Riflessi d'un flauto d'oro. Severino Gazzelloni e la letteratura flautistica contemporanea (1952-1980), Roma, Riverberi Sonori, 2002
Renzo Cresti, Severino Gazzelloni. L’insegnamento di Gazzelloni. Considerazioni sul repertorio del grande flautista a 50 anni di distanza, articolo pubblicato originariamente in «FaLaUt», 2008, a disposizione sul sito dell’autore
http://www.renzocresti.com
Gian-Luca Petrucci, Severino Gazzelloni. Il flauto protagonista, Varese, Zecchini, 2018
Paolo Totti, Io sono quel Suono: Il “Flauto d’Oro” della Nuova Musica. Omaggio a Severino Gazzelloni nel centenario della nascita, Pineto, Ipersegno, 2019
Gianni Lazzari, Emilio Galante, Il flauto, Torino, EDT, 2003
Gazzelloni su Gazzelloni, Roma, Magma, 1977
Severino Gazzelloni, Emilia Granzotto, Il flauto d’oro, Torino, ERI, 1984
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