Cranko, John
John Cranko. Fonte: wikipedia.org
John Cranko nacque a Rustenburg, Sudafrica, nel 1927. Durante l’adolescenza iniziò lo studio della danza accademica a Johannesburg con Nina Runich e Marjorie Sturman. Nel 1944 proseguì la sua formazione alla University of Cape Town Ballet School, esibendosi negli spettacoli della compagnia e debuttando come coreografo con The Soldier's Tale (1944) sull’omonima suite da concerto di Igor Stravinkij e Tritsch-Tratsch-Polka (1946) su musica di Johann Strauss. Trasferitosi a Londra, si perfezionò al Sadler's Wells Ballet School. Entrato in compagnia, lavorò con celebri coreografi, quali Léonide Massine, Frederick Ashton e Robert Helpmann, e continuò la sua attività di coreografo creando Sea Change (1949) su musica di Jean Sibelius e Beauty and the Beast (1949) su musica di Maurice Ravel. A ventitré anni decise di abbandonare la propria carriera di ballerino per dedicarsi completamente alla coreografia. Nominato coreografo residente del Sadler's Wells Theatre Ballet, divenne la nuova promessa del balletto inglese e i suoi lavori più rilevanti furono Pineapple Poll (1951), Harlequin in April (1951), The Shadow (1953), The Lady and the Fool (1954), Antigone (1959), Cranks (1955), The Prince of the Pagodas (1957) e New Cranks (1960). Contemporaneamente condusse una carriera internazionale realizzando nuovi lavori per acclamate compagnie come The Witch per il New York City Ballet (1950), Variations on a Theme per il Rambert Ballet (1954), La Belle Hélène per l’Opéra di Parigi (1955) e Romeo e Giulietta per il Teatro alla Scala (1958). Nel 1960 curò anche la regia dell’opera A Midsummer Night's Dream di Benjamin Britten al Festival di Aldeburgh. Nel 1961 assunse la direzione dello Stuttgart Ballet che trasformò in una delle migliori compagnie europee con un’intensa azione riformatrice e lunghe tournée all’estero. Come direttore portò alla luce una nuova classe di ballerini, tra cui spiccò il nome di Marcia Haydée che divenne la sua musa ispiratrice, e una nuova generazione di coreografi che include Jiří Kylián e John Neumeier. Come coreografo dotò la compagnia di un vasto repertorio i cui titoli più importanti furono: The Catalyst (1961), Dafni e Cloe (1962), Romeo and Juliet (1962), L’uccello di fuoco (1964), Jeu de Cartes (1965), Onegin (1965), Opus I (1965), Mozart Concerto (1966), Schiaccianoci (1966), The Taming of the Shrew (1969), Poéme de l'Extase (1970), Carmen (1971) e Traces (1973). Dal 1968 al 1971 fu anche coreografo principale della Staatsoper di Monaco. Morì inaspettatamente a 46 anni durante il volo di ritorno da una tournée negli Stati Uniti per uno shock anafilattico dovuto ai sonniferi. Due anni dopo fu fondata la John Cranko Gesellschaft per preservare l’eredità del coreografo.
John Cranko fu una figura centrale del balletto europeo novecentesco, soprattutto di quello tedesco che contribuì a far rinascere plasmandone l’estetica. La sua produzione, estremamente versatile, si distinse per una forte propensione al racconto e per la capacità di tratteggiare la psicologia dei personaggi e di descriverne le emozioni e i sentimenti. In particolare credeva nella forza del balletto narrativo a serata intera che adottò per sviluppare soggetti tratti dalla letteratura come Romeo and Juliet, Onegin e The Taming of the Shrew. Il suo repertorio incluse anche balletti in un atto che affrontavano un ampio spettro di registri: comico in Pineapple Poll, romantico in The Shadow, tragico in Antigone e farsesco in Sweeney Todd. Influenzato dalla poetica di George Balanchine, realizzò anche dei balletti astratti nei quali la coreografia era in linea con lo stile e la struttura della musica. Il suo stile si fondava sul vocabolario della danza accademica, esaltandone il virtuosismo con prese spettacolari e salti e giri che mettevano in luce la forte tecnica dei danzatori. Di grande potenza espressiva furono i suoi pas de deux, impiegati all’interno della coreografia come momenti chiave per lo sviluppo dell’azione drammatica.
Annamaria Corea, Raccontar danzando, Roma, Sapienza Università Editrice, 2017
Annamaria Corea, Nuove prospettive del balletto d’azione nel Novecento. La bisbetica domata di John Cranko, in Aa. Vv., Danza e teatro. Storie, poetiche, pratiche e prospettive di ricerca, Acireale-Roma, Bonanno, 2011, pp. 149-160
John Percival, Theatre in My Blood: A Biography of John Cranko, London, Herbert, 1983
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