Scribe, Eugène
Drammaturgo e librettista francese, Eugène Scribe nacque a Parigi il 24 dicembre 1791 e rimase presto orfano di padre, un mercante di seta, cosicché la madre si trovò a crescere il figlio in condizioni di ristrettezze economiche. Grazie a una borsa di studio, il giovane Eugène poté frequentare il collegio parigino di Santa Barbara, dopodiché intraprese la formazione di indirizzo legale presso uno dei più rinomati avvocati dell’epoca. La sua inclinazione personale, tuttavia, lo indusse presto a cimentarsi nel teatro, di cui era un assiduo frequentatore, affascinato dalla ricchezza e varietà delle scene parigine in anni in cui erano venute a cadere le precedenti restrizioni. Le sue prime esperienze da drammaturgo non riscossero alcun successo, tuttavia Scribe perseverò e affinò il proprio mestiere sul campo, rivelando una penna assai prolifica persino rispetto agli standard dell’epoca, quando il consumo e la richiesta di nuove pièces teatrali erano frenetici. Benché i critici raramente approvassero i suoi lavori, nel 1836 Scribe fu eletto all’Académie Française; ciò non gli impedì di continuare a cimentarsi in ogni genere teatrale, senza distinzioni di livello, e a collaborare con altri autori, in particolare compositori, variando il proprio stile in base alle esigenze di una data rappresentazione e ai cambi di gusto del pubblico.
Inizialmente, Scribe si affermò soprattutto nel genere della comédie-vaudeville, delle brevi pièces teatrali che prevedevano l’interpolazione di parti cantate all’interno di un testo prevalentemente recitato. Oggi, però, il drammaturgo è ricordato prevalentemente per i suoi lavori detti «pièces bien faites», ossia delle commedie a lieto fine caratterizzate da trame intricate dove la suspense gioca un ruolo fondamentale, portando la tensione a crescere fino a una scena chiave, la «scène à faire» (ovvero «scena obbligatoria»), in cui tutti i nodi vengono sciolti e il dramma è quindi condotto a una felice conclusione. Nel contempo, Scribe offrì il proprio contributo anche al balletto, scrivendo in particolare gli scenari per alcuni importanti lavori del primo romanticismo per il coreografo Jean Aumer, tra cui La somnambule (1827, musica di Louis-Joseph-Ferdinand Hérold), La belle au bois dormant (1829, Hérold) e Manon Lescaut (1830, Jacques-François-Fromental-Élie Halévy).
Fu però principalmente nel teatro per musica che l’attività di Scribe ottenne i maggiori apprezzamenti tanto tra gli ascoltatori, quanto da parte dei compositori, affermandosi come uno dei librettisti più influenti dell’Ottocento francese e svolgendo un ruolo di primo piano nello sviluppo del grand-opéra. Dopo aver scritto La Dame blanche, un’opera-comique rappresentata a partire dal dicembre 1825 con musica di François-Adrien Boïeldieu, Scribe affiancò Charles-Gaspard Delestre-Poirson nell’allestimendo del libretto per Le comte Ory (1828) di Gioachino Rossini e, nello stesso anno, inaugurò con La Muette de Portici una lunga e proficua collaborazione con Daniel-François-Esprit Auber. I suoi libretti, frutto di una carriera lunga ed estremamente densa, furono messi in musica – sia direttamente che riformulati attraverso traduzioni, adattamenti o riscritture – da diversi tra i maggiori compositori dell’epoca, come Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Charles-François Gounod, Giuseppe Verdi e, soprattutto, Giacomo Meyerbeer, per il quale creò Robert le diable (1831), Les Huguenots (1836), L’Africaine (1838) e Le Prophète (1849).
Anche nel teatro musicale, Scribe applicò i medesimi schemi drammaturgici su cui si basavano i suoi lavori scenici di parola: le alterne fortune dei protagonisti permettevano un trattamento musicale variato, mentre i conflitti tra i personaggi, verbalizzati, offrivano ottime occasioni per dei pezzi d’assieme. Il liguaggio solitamente piano e chiaro, assieme al gusto per scene d’effetto, per i tableaux-vivants e per coreografie spettacolari ben si prestavano al genere del grand-opéra, dove l’intento espressivo non si focalizzava su nuances sentimentali e/o psicologiche, bensì su grandi contrasti di natura sia drammatica che visiva. Non a caso, le trame avevano spesso per soggetto emozioni appassionate e spesso tragiche, collocate nell’ambito di conflitti tra classi sociali, tra religioni, appartenenze geopolitiche ecc. che si immaginava aver luogo in contesti storicizzati, come il Medio Evo o il Rinascimento, dove un ruolo importante era assegnato alla dimensione di massa incarnata dal coro e dai ballerini. Scribe morì a Parigi il 20 febbraio 1861.
- Ivor Forbes Guest, Jean Coralli and the Influence of Eugène Scribe at the Porte-Saint-Martin. In: Prima la danza! Festschrift für Sibylle Dahms, a cura di Daniel Brandenburg, Gunhild Oberzaucher-Schüller, Monika Woitas, Würzburg, Königshausen & Neumann, 2004, pp. 253-258.
- Robert Ignatius Letellier, Che sarà sarà: La stella di cui son fatti i sogni—L'opéra comique di Scribe e Meyerbeer, L'étoile du nord. «Musica/Realtà», 27, 81 (novembre 2006), pp. 129-151.
- Christina Fuhrmann, In enemy territory? Scribe and grand opera in London, 1829–1833. In: Eugène Scribe und das europäische Musiktheater, a cura di Sebastian Werr, Berlino, Lit, 2007, pp. 86-106.
- Gloria Staffieri, Eugène Scribe 'sceneggiatore' del grand opéra. «Il Saggiatore musicale», 14, 1 (2007), pp. 5-54.
- Helena Kopchick Spencer, Eugène Scribe and the Jardin des femmes Convention. In: Meyerbeer and Grand Opéra: From the July Monarchy to the Present, a cura di Mark Everist, Turnhout, Brepols, 2016, pp. 287-312.
- Eugène Scribe, Daniel-François-Esprit, Correspondance. A cura di Herbert Schneider, Sprimont, Mardaga, 1998.
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