Aumer, Jean
1. Jean Aumer come ufficiale giudiziario nel balletto Joconde, disegno di Potdevin sulla base di una litografia di Engelmann Godefroy (1830). Fonte: Bibliothèque nationale de France, département Musique, Est. Aumer 001.
Jean Aumer, ballerino e coreografo francese, nacque a Strasburgo e si formò all’Opéra di Parigi come discepolo di Jean Dauberval. Seguì il maestro a Bordeaux e a Londra e qui, nel 1794, ebbe anche modo di partecipare all’ultima stagione di Jean-Georges Noverre al King’s Theatre. Agli inizi del 1800, Aumer tornò a lavorare all’Opéra dove subì la forte concorrenza di Pierre Gardel, motivo per cui accettò l’incarico di coreografo presso il Théâtre de la Porte-Saint-Martin, teatro parigino che nel 1807 Napoleone fece chiudere. Aumer, dunque, dopo essere riuscito a presentare all’Opéra, nonostante la dittatura di Gardel, Les Amours d'Antoine et de Cléopâtre (1808), ottenendo un discreto successo, si trasferì prima al Grand Théâtre di Lione, per accettare poi un incarico presso la corte di Kassel in Vestfalia, dove restò fino al 1814. Si trasferì, in seguito, a Vienna dove lavorò fino al 1820 e, dopo un’esperienza in Italia, tornò all’Opéra di Parigi.
Aumer preferì dedicarsi maggiormente alla carriera di coreografo che non a quella d’interprete, anche a causa di una statura elevata fuori dai canoni per un ballerino della sua epoca. Presso il Théâtre de la Porte-Saint-Martin, oltre a presentare le riproduzioni dei balletti del suo maestro Dauberval, come La Fille Mal Gardée nel 1804, o Le Page Inconstant nel 1805, Aumer creò anche i divertissements all’interno dei mélodrames di Guilbert de Pixérécourt, come Ecbert, premier Roi d’Angleterre ou la Fin de l’heptarchie, e rappresentò sue creazioni come Rosina et Lorenzo (1805), Jenny, ou Le Mariage Secret (1806) e Le Deux Créoles (1806), quest’ultimo basato sul romanzo di Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre Paul et Virginie (1788), nello stesso periodo in cui anche Pierre Gardel presentava un balletto sullo stesso soggetto all’Opéra.
A Vienna, assistito da Friedrich Horschelt, fondatore del kinderballett (compagnia formata da bambini tra i 6 e i12 anni), lavorò con ballerini come Filippo Taglioni e Jean Rozier, creando molti nuovi balletti, tra questi Les Pages du Duc de Vendôme (1815), La Bayadère (1815), su musica di Adalbert Gyrowetz, Thétis et Pélée (1816), Achille (1818), Aline, Reine de Golconde (1818) riproposto anche a Londra e poi a Parigi, e Le Songe d'Ossian (1819), presentato a Londra nel 1824. Al Teatro alla Scala di Milano per il carnevale 1822 propose sue creazioni già messe in scena a Vienna, come Les Pages du Duc de Vendôme, ma riadattate per il gusto del pubblico italiano.
Nel decennio tra gli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, Aumer fu all’Opéra, rimettendo in scena balletti del suo maestro Dauberval, tra cui La Fille Mal Gardée (1828) su nuova musica arrangiata da Ferdinand Hérold, e proponendo balletti che apparvero innovativi sia dal punto di vista del contenuto sia della realizzazione. Anche i libretti dei suoi balli, alla cui redazione egli stesso collaborava, esulano dalle convenzioni dell’epoca aprendosi a diverse ed eterogenee tematiche. Tra le creazioni più interessanti sono da citare La Somnambule (1827) su musica di Hérold, con protagoniste Pauline Montessu e Amélie Legallois, La Belle au Bois Dormant (1829) su libretto di Eugène Scribe e musica di Hérold, con Lise Noblet nel ruolo principale e Maria Taglioni in quello di una naiade, e Manon Lescaut (1830), adattamento coreografico del romanzo dell’abate Prévost, su libretto di Scribe e musica di Fromental Halévy, in cui la Montessu interpretava Manon e Ferdinand (pseudonimo di Jean La Brunière de Médicis) era Des Grieux.
Amareggiato per le continue interferenze nel suo lavoro e per le invidie, Aumer si ritirò a Saint-Martin-de-Boscherville, in Normandia, dove morì nel 1833.
Aumer, artista a tutto tondo, buon conoscitore della musica e della pittura, non lavorò solo sulla parte coreografica dei balletti, s’interessò anche ai costumi, alle scenografie, all’attrezzeria. Grazie anche alle sue esperienze all’estero fu in grado con la sua produzione che anticipa la sensibilità romantica di contribuire al rinnovamento del teatro di danza francese.
Monique Babsky, Aumer, Jean-Louis, in edited by Selma Jeanne Cohen and Dance Perspectives Foundation, The International Encyclopedia of Dance, Oxford University Press, Online Version, 2005.
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Flavia Pappacena, Il Settecento e l'Ottocento, II vol., in Ornella Di Tondo, Flavia Pappacena e Alessandro Pontremoli, Storia della danza in Occidente, 3 voll., Roma, Gremese, 2015.
Marian Hannah Winter, The Pre-Romantic Ballet, Pitman Publishing, London, 1974.
Rita Maria Fabris, L’Ottocento, in a cura di José Sasportes, Storia della danza italiana dalle origini ai giorni nostri, Torino, EDT, 2011, pp. 183-247.
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