Vestris, Auguste
- Auguste Vestris in una acquatinta di F. Bartolozzi e B. Pastorini del 1781 basata su un ritratto di Nathaniel Dance.
- Caricatura di Auguste Vestris, impressione fotomeccanica, fonte: Bibliothèque nationale de France, département Musique, Est.VestrisA.002.
Marie-Jean-Augustin Vestris nacque a Parigi dalla relazione tra una danzatrice dell’Opéra, Marie Allard, e “il dio della danza” Gaetano Vestris. Benché figlio illegittimo, fu riconosciuto da entrambi i genitori che sin dalla sua infanzia si fecero carico della sua educazione coreica.
Nel settembre del 1772, Gaetano Vestris presentò suo figlio all’Académie royale de musique. Il debutto fu un successo e Auguste fu soprannominato Vestr’Allard, in quanto aveva la nobiltà del padre e la gaiezza della madre. Qualche mese dopo, il 14 novembre, fu applaudito anche presso la Corte. Nell’aprile del 1773 apparve accanto a Marie-Madeleine Guimard e al padre in un balletto coreografato da quest'ultimo, Endymion.
La formazione che ricevette alla scuola dell'Opéra da parte del padre fu nel più puro “genere nobile”, ma Auguste sperimentò anche gli altri generi, come il comique e il demi-caractère. Auguste, infatti, intraprese un proprio percorso eclettico che, in unione al suo carattere inquieto, lo portò a uno stile esecutivo non facilmente inquadrabile in un unico genere. In tal modo, interpretando in particolare ruoli demi-caractère, ovvero quelli del genere misto e intermedio nei quali poteva trovare una maggiore libertà di sperimentazione, Auguste realizzò un primo avvicinamento a quella 'omogeneizzazione dei generi' cha caratterizzò la fine del secolo.
Auguste entrò all’Opéra nel 1775 e divenne solista l’anno dopo.
Nel 1780 il padre Gaetano, non trovando l’avanzamento del figlio all’interno dei ranghi dell’Opéra abbastanza rapido, reclamò e minacciò di fargli abbandonare il teatro se non gli fosse stato dato un ruolo di primo ballerino, titolo che Auguste ottenne il 26 marzo dello stesso anno.
Nella stagione 1780-81, Auguste fu a Londra con il padre e le sue esibizioni furono un trionfo. Tornò nuovamente a Londra dal 1788 al 1793 al King’s Theatre, dove lavoravano contemporaneamente Jean Dauberval e Jean-Georges Noverre che, nell'edizione delle Lettres sur la danse, sur les ballets et les arts del 1804, lo definì ‘il danzatore più sorprendente dell’Europa’. Di quest'ultimo Vestris interpretò molti balletti, tra cui Les Petits riens, Écho et Narcisse, Les Caprices de Galathée.
Nel 1790, a trent’anni, Auguste era ormai completamente padrone della sua arte e veniva acclamato ovunque. Sposò nel 1795 una danzatrice dell’Opéra, Anne-Catherine Augier, che aveva debuttato con il nome d’Aimée, dalla quale ebbe un figlio, Armand, con il quale si esibì nel famoso spettacolo dato all’Opéra, nel 1800, in cui danzarono le tre generazioni Vestris: Gaetano, Auguste e Armand.
A partire dai primi anni dell'Ottocento, nelle sue esecuzioni incominciarono ad affiorare i primi sintomi di fatica, mentre nella vita privata si presentarono diversi momenti oscuri, tra cui un periodo in carcere.
Rimasto vedovo nel 1809, il 15 maggio 1823 si risposò con la ventinovenne Jeanne-Marie Tuillière. Dopo il suo ritiro dalle scene, nel 1816, si consacrò all'insegnamento e formò, tra gli altri, Charles-Louis Didelot, Jules Perrot, Lucien e Marius Petipa, Maria Taglioni e Fanny Elssler. Nel 1835 tornò a esibirsi in un menuet con Maria Taglioni.
Per via del suo straordinario virtuosismo nei giri e nei salti, Auguste fu il ballerino emblematico di un pubblico che, fra Sette e Ottocento, era poco interessato alle profondità concettuali che segnarono l'illuminismo. Tuttavia, fu proprio questo nuovo gusto che suscitò i commenti negativi dei maestri come Noverre che, pur ammirando il talento di Auguste, riteneva che il giovane avesse contribuito a creare una certa confusione fra i generi e i ruoli e gli preferiva, pertanto, il padre Gaetano. Ad ogni modo, fu grazie ad Auguste Vestris che la tecnica della pirouette si sviluppò al punto da competere con quella dei grotteschi italiani (si veda al riguardo il Trattato di Gennaro Magri) e, sempre grazie a lui, i virtuosismi tecnici entrarono a far parte della codificazione accademica. Auguste Bournonville, che studiò con Vestris negli anni Venti dell’Ottocento a Parigi, riconobbe nella sua autobiografia, Mit Theaterliv (La mia vita teatrale), il ruolo cruciale del danzatore francese nell’evoluzione del balletto.
Auguste, non meno pretenzioso del padre, era il più capriccioso degli artisti del periodo: in continua lotta con i direttori dell’Opéra, si rivolgeva direttamente alla regina per ottenere ciò che voleva. Ma Vestris non si piegava nemmeno davanti alla regnante: nel 1788, infatti, si rifiutò di danzare per Maria Antonietta e per il re di Svezia e per questo dovette scontare un breve periodo di prigione. Secondo il biografo dei Vestris, Gaston Capon, si trattava della messa in pratica dei princìpi insegnatigli dal padre: 'meno danzerai e più ti applaudiranno'.
Ulteriori informazioni sul danzatore: http://www.augustevestris.fr/article136.html
Joseph Berchoux, La danse, ou La guerre des dieux de l’Opéra, Paris, Giguet et Michaud, 1808.
Gaston Capon, Les Vestris: le “diou” de la danse et sa famille, 1730-1808: d’après des rapports de police et des documents inédits, Société du Mercure de France, Paris, 1908.
John V. Chapman, Auguste Vestris and the Expansion of Technique, in «Dance Research Journal», vol. 19, n. 1 (Summer, 1987), pp. 11-18.
Serge Lifar, Auguste Vestris: le dieu de la danse, Paris, Nagel, 1950.
Claudio Meldolesi, La rivoluzione degli artisti e il terzo “théâtre italien”, in Pensare l’attore, a cura di Mirella Schino e Ferdinando Taviani, Roma, Bulzoni, 2013.
Flavia Pappacena, Il Settecento e l'Ottocento, II vol., in Ornella Di Tondo, Flavia Pappacena e Alessandro Pontremoli, Storia della danza in Occidente, 3 voll., Roma, Gremese, 2015.
Flavia Pappacena, La danza classica. Le origini, Bari, Laterza, 2009.
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