Cruz Ocurí (“Croce" di Ocurí)

  1. Due khonkhotas e un charango. Gruppo di Cacachaca (Oruro) 1993 (dal libro Ernesto Cavour Aramayo, El charango: su vida, costumbres y desventuras, La Paz, Producciones CIMA, 1988).
  2. Roberto Albarracín con un charango di legno (con corde metalliche e piroli in legno). Rakaypampa, dipartamento di Cochabamba (foto di M.P. Baumann, 25 luglio 1977).
  3. Costruttore di charangos nella città di Aiquile (Bolivia). In questo caso si tratta di charangos "lauqueados", cioè con la cassa scavata in un blocco di legno massiccio.
Area geografica di riferimento
Aree geo-culturali
Nome del paese
Interprete/interpreti

Macaria Olguín · Eustaquio Alvis · Víctor Alvis

Anno di registrazione
1993
Video di presentazione

Video 1: Cruz Ocurí

Video 2: entrada del tinku con charangos e q'onq'otas (senza data)

 

Descrizione

In questa scheda si presentano degli esempi di charango campesino (contadino, rurale) del Norte Potosí (la parte settentrionale del dipartimento di Potosì), in Bolivia. Nell’ambito rurale, il charango è un’espressione culturale della popolazione indigena e si differenzia notevolmente dal charango urbano, mestizo. Tra le principali caratteristiche dello strumento rurale vi è quella di non avere conosciuto un processo di standardizzazione, e di avere invece mantenuto una grandissima varietà di forme locali. Un’altra caratteristica è quella di inserirsi, come tutta la musica indigena, nel ciclo del calendario agricolo annuale, per cui ogni strumento è usato solo in determinati periodi dell’anno. Seguendo il calendario, variano anche le accordature (temples).

Il primo esempio corrisponde ad una canzone che si interpreta nel periodo tra la Pasqua e la festa della Croce (3 maggio). Il testo è in lingua quechua (traduzione: “Nessuno ha il diritto di rubarti a me. Io ti ho trovato in così tanto vento e freddo. Scintilla, scintilla, fuoco rosa e verde. Vado errando nel mondo e non piaccio alla gente. Canteremo, balleremo, celebreremo la nostra festa…[…]). Il canto è accompagnato da un charango accordato in temple kimsa (in quechua = tre) cioè un’accordatura “aperta” in cui gli ordini (4 o 5) presentano solo le tre note di un accordo maggiore, in questo modo si esegue una linea melodica mentre le rimanenti corde, aperte, producono un’armonizzazione densa. Questa accordatura è riservata alla stagione secca, tra marzo e maggio.                                                          

 

Kimsa tempe (pacoweb.net)

Il secondo esempio mostra invece un gruppo di giovani del Norte Potosí durante l’entrata alla festa del Tinku. Il gruppo accompagna il canto con dei charangos e delle q’onq’otas (o khonkhotas). Quest’ultimo è uno strumento dall’apparenza rustica, variante di una sottofamiglia di guitarrillas diffuse presso la popolazione quechua boliviana, che alcuni considerano appartenente alla famiglia dei charangos, mentre altri la ritengono un gruppo a sé, derivato anch’esso dalle antiche chitarre spagnole. Possiede cinque ordini di corde doppie, in budello e metallo, variamente accordate (corde doppie all’unisono, all’ottava, o corde singole). Sono caratteristiche la sua cassa armonica molto profonda e la buca di piccolo diametro, che conferiscono allo strumento una sonorità profonda e roca, con cui si accompagna il charango, più acuto, cui spetta la linea melodica.

Approfondimento
Voci e strumenti

Video 1:

  • Voci maschile e femminile
  • charango quimsa temple

Video 2:

  • voci
  • charangos
  • q'onq'otas
Autore scheda
SG
Licenza

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Modificato
05/01/2019

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