Varèse, Edgard

Immagini (Secondarie)
Didascalie

1. Edgard Varèse ascolta Poème électronique presso i Laboratori Philips di Eindhoven, 1958.

2. Louis Kalff, Le Corbusier ed Edgard Varèse davanti al Philips Pavillon dell'Expo di Bruxelles, 1958.

3. Egard Varèse lavora a Poème électronique presso i Laboratori Philips di Eindhoven, 1958.

Data di nascita
22 dicembre 1883
Data di morte
6 novembre 1965
Categoria
Biografia

Edgard Varèse nacque a Parigi il 22 dicembre 1883 e trascorse la prima infanzia in parte in questa città, in parte con la famiglia materna in Borgogna, una regione nei cui confronti mantenne un forte legame affettivo: il suo primo lavoro orchestrale ad essere eseguito in pubblico era intitolato Bourgogne, mentre la precedente Rhapsodie romane (1905-06) era ispirata all’architettura romanica della chiesa abbaziale di San Filiberto a Tournus. Nel 1893 la famiglia di Varèse si trasferì a Torino, dove il padre lo indirizzò alla matematica e alla ingegneria, tuttavia, malgrado l’opposizione dei genitori, attorno al 1900 Edgard iniziò a studiare musica con Giovanni Bolzoni. Nel 1903 Varèse si spostò a Parigi e l’anno successivo fu ammesso alla Schola Cantorum, dove furono suoi insegnanti Albert Roussel (composizione, contrappunto e fuga), Charles Bordes (musica antica) e Vincent d’Indy (direzione d’orchestra). Bordes esercitò un’influenza decisiva su Varèse, il quale da allora in poi avrebbe sempre nutrito una predilezione per la musica antica, in particolare corale, mentre il giovane compositore non riuscì a tollerare il paternalismo di d‘Indy e nel 1905 lasciò la Schola Cantorum per iscriversi alla classe di composizione di Charles-Marie Widor presso il Conservatorio di Parigi.

Alla fine del 1907 Varèse si trasferì a Berlino, dove cercò subito di entrare in contatto con Ferruccio Busoni, essendo rimasto fortemente colpito dalle radicali profezie contenute in Entwurf einer neunen Ästhetik der Tonkunst; i due divennero amici. Nel 1908 Hugo von Hofmannsthal lo autorizzò a trarre un’opera dal suo Oedipus und die Sphinx; grazie al contatto con Hofmannsthal, Varèse fu notato da Richard Strauss, il quale convinse Igor Stravinskij a dirigere Bourgogne nel 1910. In questi anni Varèse fu spesso a Parigi, dove incontrò Claude Debussy, guadagnandosi il suo apprezzamento e facendogli conoscere le composizioni atonali di Arnold Schönberg, di cui aveva sentito Pierrot lunaire a Berlino nel 1912. Varèse tornò a Parigi nel 1913 lasciando la maggior parte dei propri manoscritti a Berlino, che rimasero distrutti in un incendio.

A Parigi il giovane compositore si interessò allo strumento elettrico di Jean Bertrand, il «dynaphone», conobbe Guillaume Apollinaire ed Erik Satie, inoltre fu coinvolto in un progetto di Jean Cocteau, mai realizzato, che prevedeva una produzione circense del Sogno di una notte di mezza estate. Nel 1914 Varèse diresse la prima esecuzione della suite orchestrale da Le martyre de St. Sébastien di Debussy.

Non riuscendo ad assicurasi una posizione stabile, nel 1915 Varèse lasciò l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti. Giunto a New York, fu introdotto negli ambienti musicali da un suo amico del periodo berlinese; fu inoltre ai margini di un gruppo dadaista ruotante attorno a Duchamp, ma non volle mai entrare a far davvero parte di questa corrente. Nel 1917 ebbe luogo il suo debutto americano come direttore d’orchestra e negli anni successivi diresse concerti di musica contemporanea con la Cincinnati Symphony Orchestra (1918) e la New Symphony Orchestra (1919), fondata da lui stesso. Dal 1921 al 1927 gestì l’attività della International Composers’ Guild, nata per sua iniziativa: l’associazione era consacrata alla promozione di nuova musica e nei sei anni in cui fu operante organizzò esecuzioni di composizioni cameristiche di Schönberg, Stravinskij, Alban Berg, Anton Webern, Henry Cowell e molti altri, tra cui lo stesso Varèse. Chiusa questa esperienza, nel 1928 fondò la Pan American Association of Composers, che fu attiva fino al 1934 con esecuzioni di musica sperimentale negli Stati Uniti, America Latina ed Europa.

Dopo diversi brevi viaggi a Parigi nel corso degli anni Venti, nel 1928 Varèse iniziò un lungo soggiorno nella capitale francese, dove tornò subito ad essere coinvolto nell’ambiente artistico cittadino ed ebbe modo di far eseguire diverse proprie composizioni, facendo uso per la prima volta delle onde Martenot, inventate da poco. Prima di far ritorno in America, nel 1933, Varèse scrisse alla Bell Telephone Co. e alla Guggenheim Foundation nel tentativo di destare interesse nei confronti del progetto di un centro di ricerca sugli strumenti elettrici. Il mancato ottenimento di fondi fu la causa principale della depressione che lo colpì per diversi anni: dopo Density 21·5, scritto nel 1936 per il flauto in platino di Barrère (21·5 è la densità di questo metallo), Varèse non compose nulla per un decennio. Nel 1937 insegnò composizione e orchestrazione persso la Arsuna School of Fine Arts di Santa Fe e nel 1938 andò a Los Angeles, dove provò inutilmente a convincere i produttori cinematografici che il «suono organizzato» offriva delle buone potenzialità per il cinema.

Di ritorno a New York, Varèse fondò il Greater New York Chorus, specializzato nell’esecuzione di musica rinascimentale e barocca; l’ensemble fu attivo dal 1943 al 1947. Nel 1948 tenne delle lezioni di composizione e di musica del XX secolo presso la Columbia University, mentre nel 1950 insegnò ai corsi estivi di Darmstadt; una selezione delle sue lezioni furono pubblicate in The American Composer Speaks (1966) e in Contermporary Composers on Contemporary Music (1967). Nel 1953 ricevette da un donatore anonimo un registratore a nastro Ampex, il quale gli permise di lavorare a progetti che aveva cullato per quarant’anni: iniziò a raccogliere suoni per gli episodi su nastro in Déserts, di cui stava componendo ler parti strumentali sin dal 1950. Nel 1954 Pierre Schaeffer lo invitò a completare il pezzo presso gli studio della Radiodiffusion-Télévision Française, così in quello stesso anno Désérts poté essere presentato a Parigi in un concerto che fu il primo della radio francese ad essere trasmesso in diretta in stereo. Tornato a New York nel 1955, due anni dopo Varèse era di nuovo in Europa per lavorare al suo Poème électronique presso i laboratori Philips di Eindhoven. Questa composizione, per solo nastro, era destinata a sonorizzare il padiglione di Le Corbusier per l’esposizione universale di Bruxelles del 1958.

Gli ultimi anni di vita portarono a Varèse onore e fama. Nel 1960 le sue partiture ricominciarono ad essere pubblicate; Pierre Boulez e Robert Craft ne incisero diverse opere; le esecuzioni di suoi lavori divennero sempre più frequenti; ricevette numerose onorificenze negli Stati Uniti e in Europa. Dal punto di vista creativo, tuttavia, fu un periodo meno fecondo, segnato persino dalla distruzione della partitura di Bourgogne in un momento di disperazione. Alla morte di Varèse, avvenuta a New York il 6 novembre 1965, la sua ultima composizione (Nocturnal) rimase incompiuta.

Bibliografia
  • Jonathan W. Bernard, The Music of Edgard Varèse. New Haven, Yale University Press, 1987.
  • Luca Conti, Le opere di Varèse fino al 1914«Nuova Rivista Musicale Italiana», 32, 1-4 (gennaio-dicembre 1998), pp. 284-298.
  • Edgard Varèse: Composer, Sound Sculptor, Visionary. A cura di Felix Meyer e Heidy Zimmermann, Woodbridge, The Boydell Press, 2006.
  • Gary S. Kendall, Juxtaposition and non-motion: Varèse bridges early modernism to electroacoustic music. In: Proceedings of the 1st annual meeting of the Electroacoustic Music Studies Network (EMS), a cura di Marc Battier, Leigh Landy e Daniel Teruggi, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, pp. 159-171.
  • Roger Reynolds, The Last Word is: Imagination. A Study of the Spatial Aspects of Varèse's Work. I: Written evidence. «Perspectives of New Music», 51, 1 (inverno 2013), pp. 196-255.
Scritti
  • Georges Charbonnier, Edgard Varèse, Entretiens avec Edgard Varese. Parigi, Pierre Belfond, 1970.
  • Edgard Varèse, Il suono organizzato. Scritti sulla musica. A cura di Louise Hirbour, Milano / Lucca, Ricordi / LIM, 1989.
  • Edgard Varèse, André Jolivet, Edgard Varèse, André Jolivet: correspondance, 1931-1965. A cura di Christine Jolivet-Erlih, Ginevra, Contrechamps, 2002.

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Opere

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GVI

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Modificato
16/02/2019

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