Di Stefano, Giuseppe
- Giuseppe Di Stefano
- Giuseppe Di Stefano, fotografia tratta dall’archivio iconografico del sito ufficiale dell’artista
- Giuseppe Di Stefano e Maria Callas, fotografia di proprietà dell’agenzia Deutsche Presse-Agentur
Giuseppe Di Stefano nacque il 24 luglio 1921 a Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania, da Angela Gentile (?-?) e Salvatore (1895-?). Quest’ultimo, recentemente congedatosi dall’Arma dei Carabinieri, in seguito alla nascita di Giuseppe si trasferì con la famiglia a Milano in cerca di miglior fortuna economica: nel capoluogo lombardo intraprese il mestiere di calzolaio, mentre la moglie lavorò come sarta. Presto Giuseppe si mostrò naturalmente dotato di spiccate qualità musicali e vocali. Nel 1934 cominciò a frequentare l’Istituto Magistrale retto dai gesuiti presso la chiesa di S. Arialdo, ed entrò nel coro del Seminario arcivescovile. In questo ambiente considerò inizialmente di consacrarsi alla vita religiosa; divenuto un assiduo frequentatore del loggione del Teatro «alla Scala», maturò poi un’intensa passione per la lirica e il desiderio di dedicarvisi a tempo pieno. In possesso di una voce di tenore di bellezza e duttilità non comuni, coltivò i propri cospicui talenti per lo più da autodidatta, e comunque senza svolgere studi regolari: prese lezioni di canto solo saltuariamente, nel 1938, prima dall’amico Adriano Tocchio (?-?), tenore nel coro del Teatro «alla Scala», e quindi, in seguito alla vittoria conseguita al concorso «Voci grezze» di Firenze, con il baritono Luigi Montesanto (1887-1954). Arruolato nel Reggimento Ravenna, ad Alessandria, nel 1941 fu dispensato dalla partenza per la Russia grazie all’intervento del tenente medico Giovanni Tartaglione (?-1943), suo estimatore.
Nel 1943 Di Stefano fu di ritorno a Milano, dove con lo pseudonimo di Nino Florio si esibì come cantante di musica leggera e di avanspettacolo. Trascorse l’ultima fase della guerra in Svizzera, dove fu internato in campo di concentramento. La partecipazione a un concerto organizzato presso il Temple du Bas di Neuchâtel dal Commissariato federale all’internamento e la Società «Dante Alighieri», il 13 gennaio 1944, gli valse una segnalazione a Édouard Moser (1891-1957), pianista e direttore artistico di Radio Losanna, e una successiva collaborazione con l’emittente elvetica che si sarebbe protratta fino al settembre del 1946. Nello stesso periodo, insieme a Moser, Di Stefano esordì in sala d’incisione: insieme a Moser effettuò allora numerose registrazioni di musiche per canto e pianoforte per la casa discografica EMI.
Il repertorio affrontato durante la permanenza svizzera consistette di brani lirici e di musica leggera. Il vero e proprio debutto operistico di Di Stefano avvenne di lì a poco, in seguito al termine del conflitto e al definitivo ritorno in patria del cantante: il 20 aprile 1946 Di Stefano esordì con vivo successo nella parte di Des Grieux nella Manon di Henri Meilhac (1831-1897), Philippe Gille (1831-1901) e Jules Massenet, allestita in traduzione italiana al Teatro Municipale di Reggio Emilia. Negli anni che seguirono, il tenore conobbe un consenso sempre più vasto e intraprese una fortunata carriera di respiro sempre più internazionale. Ancora con Manon, nello stesso 1946 fu per la prima volta Liceu di Barcellona, e nel marzo del 1947 al Teatro «alla Scala»; nell’aprile successivo prese parte alla popolare manifestazione radiofonica dei Grandi Concerti Martini & Rossi; nel 1948 debuttò alla Metropolitan Opera House di New York, inaugurando una stagione di esibizioni leggendarie e successi trionfali; una stagione nel corso della quale ampliò progressivamente il proprio repertorio, spingendosi dall’originario ambito di tenore lirico a quello di tenore drammatico, e affiancando alla carriera teatrale una parallela, intensa attività in sala d’incisione. A New York, inoltre, nel 1949 sposò la studentessa di canto Maria Girolami. Dal matrimonio sarebbero nati tre figli: Giuseppe (1952), Luisa (1953-1975), Floria (1957).
Nel 1950 Di Stefano debuttò all’Arena di Verona. A partire dal 1952 iniziò a cantare in coppia, con frequenza sempre maggiore, con Maria Callas, della quale divenne uno dei più stretti collaboratori e con cui strinse un intenso legame artistico e personale. Tra gli altri artisti con cui Di Stefano collaborò abitualmente spiccano cantanti come Giulietta Simionato (1910-2010), Magda Olivero (1910-2014), Birgit Nilsson (1918-2005), Renata Tebaldi, Tito Gobbi, e direttori quali Tullio Serafin (1878-1968), Victor De Sabata (1892-1967), Antonino Votto (1896-1985), Lovro von Matačić (1899-1985), Herbert von Karajan, Gianandrea Gavazzeni (1909-1996), Carlo Maria Giulini (1914-2005).
Sul finire degli anni Cinquanta, Di Stefano cominciò a manifestare le prime difficoltà vocali: l’intensa attività sostenuta, l’ampiezza e la qualità del repertorio affrontato senza il sostegno di una tecnica adeguata stavano allora iniziando a compromettere la sua voce. Nei primi anni Sessanta, tuttavia, il tenore continuò a mantenere ritmi di lavoro elevatissimi e ad ampliare il proprio repertorio con l’aggiunta di parti orientate verso una vocalità sempre più spinta: quali quelle di Dick in La Fanciulla del West di Guelfo Civinini (1873-1954), Carlo Zangarini (1873-1943) e Giacomo Puccini, e quella eponima dell’Otello di Arrigo Boito e Giuseppe Verdi. Dalla seconda metà del decennio, Di Stefano cominciò a diradare l’attività teatrale per dedicarsi maggiormente all’ambito concertistico, e ridurre progressivamente gli impegni. Dai primi anni Settanta, ridotto pressoché all’inattività da condizioni vocali ormai ingestibili, cominciò a rivolgersi alla regia. Nell’aprile 1973 insieme a Maria Callas curò l’allestimento di I Vespri siciliani di Eugène Scribe, Charles Duveyrier (1803-1866), Ettore Caimi e Giuseppe Verdi, presentato per l’inaugurazione del ricostruito Teatro Regio di Torino, ricevendo però un’accoglienza sfavorevole. Nel prosieguo dello stesso anno, ancora al fianco della Callas intraprese una tournée internazionale, destinata a raccogliere i fondi necessari per un tentativo disperato di curare la figlia Luisa, affetta da un male incurabile. Nonostante l’accoglienza trionfale da parte del pubblico, a causa delle condizioni vocali dei due cantanti, ormai in pieno declino, la tournée ebbe un esito artisticamente disastroso, che segnò di fatto la fine della carriera per entrambi. Tra il 1972 e il 1975, i due cantanti strinsero una relazione sentimentale: la situazione, insieme alla morte di Luisa, occorsa nel 1975, portò Di Stefano ad allontanarsi dalla moglie, da cui si separò nel 1976. Nel 1977 intraprese una nuova relazione con la cantante amburghese Monika Curth (?-?), attiva nell’ambito dell’operetta in qualità di soprano, che aveva conosciuto durante un tour di concerti in Germania e che sposò successivamente nello stesso anno, a Roma.
Negli anni successivi, Di Stefano limitò le proprie apparizioni a pochi eventi e a un’attività concertistica ormai discontinua, portata avanti fino al 1997. Trasferitosi con la moglie presso la località di Santa Maria Hoè, in Brianza, alternò i periodi di permanenza in Italia ad altri trascorsi presso una piccola proprietà acquistata a Diani, nei pressi di Mombasa, in Kenia. Qui, il 3 dicembre 2004 la coppia fu vittima dell’aggressione da parte di un gruppo di rapinatori. Nel tentativo di difendere il suo cane, il cantante fu colpito brutalmente, riportando gravi lesioni che causarono danni cerebrali irreparabili. Il 7 dicembre Di Stefano entrò in coma. Riportato in Italia, trascorse gli anni successivi assistito dalla moglie. Morì nella sua casa di Santa Maria Hoè il 3 marzo 2008.
I caratteri distintivi dello stile interpretativi di Giuseppe Di Stefano appaiono ravvisabili nei tratti di luminosità del timbro, di musicalità istintiva ed elegante e di chiarezza nitida della dizione posti al servizio di una espressività generosa e sensuale, con esiti – ottenuti più attraverso lo sfruttamento delle ingenti doti naturali che la solidità della tecnica vocale – d’intensa drammaticità.
Sito ufficiale dedicato a Giuseppe Di Stefano
http://www.giuseppedistefano.it
Sito amatoriale dedicato a Giuseppe Di Stefano da un gruppo di abitanti di Motta Sant’Anastasia, paese natale dell’artista
http://spazioinwind.libero.it/mottasantanastasia/distefano/distefano.html
Giancarlo Landini, voce Di Stefano, Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, versione digitale
http://www.treccani.it
Gianni Gori, Giuseppe Di Stefano. Voglio una vita che non sia mai tardi, Varese, Zecchini, 2017
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