Minato, Nicolò
Di Niccolò Minato non si conoscono né il luogo, né la data di nascita, benché si possa ipotizzare che fosse venuto alla luce negli anni ’20 del Seicento. Trascorse la giovinezza a Venezia, dove, conclusi gli studi in legge, iniziò ad esercitare la professione di avvocato e nel 1645 diede alle stampe la sua prima pubblicazione, ossia la traduzione dal latino di un’opera attribuita a un anonimo fiammingo (Eruditioni per li cortigiani). Nello stesso periodo è attestata la sua affiliazione all’Accademia degli Imperfetti, di cui facevano parte anche i librettisti Giovanni Francesco Busenello e Aurelio Aureli, con i quali Minato instaurò un rapporto di profonda amicizia. Il suo stesso esordio come autore di drammi per musica non si fece attendere: nel carnevale 1650 debuttò sulle scene veneziane con L’Orimonte, rappresentato presso il Teatro di San Cassiano con musiche di Francesco Cavalli, tuttavia, per il momento, l’attività letteraria rimaneva per Minato un’occupazione secondaria rispetto alla professione di avvocato.
Si dovettero infatti attendere cinque anni prima di vedere il successivo libretto di Minato, lo Xerse, messo in musica nuovamente da Cavalli e rappresentato al Teatro di SS. Giovanni e Paolo a partire dal 12 gennaio 1655. Questo lavoro diede l’avvio a una serie di drammi per musica di argomento storico che incontrò una felice accoglienza presso il pubblico, cosicché Minato iniziò a dedicarsi alla produzione teatrale con maggiore continuità. Risalgono a quegli anni numerosi libretti per Cavalli (Artemisia, 1656; Antioco, 1658; Elena, 1660; Scipione Affricano, 1664; Muzio Scevola, 1665; Pompeo Magno, 1666), ma anche per ulteriori compositori allora attivi a Venezia, come Antonio Sartorio e Giovanni Legrenzi. Oltre che in veste di librettista, Minato fu attivo nell’ambiente teatrale della città anche a livello impresariale, compartecipando alla gestione dapprima del Teatro di San Salvatore (dal 1661), dopodiché di quello di San Luca (dal 1664), dove, in società con altri quattro colleghi, cercò di far concorrenza al prestigioso Teatro di SS. Giovanni e Paolo.
Il periodo veneziano di Minato terminò improvvisamente nel 1669, quando l’imperatore Lepoldo I d’Asburgo lo chiamò a Vienna per rivestirvi la carica di poeta cesareo dopo la morte di Francesco Sbarra, avvenuta l’anno precedente. Presso la corte austriaca Minato strinse velocemente un solido e fecondo sodalizio con il compositore Antonio Draghi, attivo nella capitale fin dalla fine degli anni ’50: i due riuscirono presto ad esercitare una sorta di esclusiva sulla scrittura di drammi per musica sacri e profani, da rappresentarsi nelle numerose occasioni mondane, cerimoniali e dinastiche della famiglia imperiale. Per esaudire il pressante calendario imposto dalla vita di corte, l’attività letteraria di Minato divenne estremamente intensa, come dimostra il ricco catalogo delle composizioni poetiche e drammatiche risalenti al suo soggiorno viennese, il quale supera i duecento titoli. Per la maggior parte si tratta di libretti per drammi per musica e rappresentazioni sacre, ma non mancano anche altri generi rappresentativi o semirappresentativi, come intermezzi, introduzioni a balletti, feste musicali, serenate, perfino canovacci per pantomine.
Pur mantenendo in larga misura gli stilemi e le situazioni drammaturgiche della sua produzione italiana, a Vienna Minato muta il carattere della propria scrittura, la quale in questo contesto mira ad essere compresa appieno solo da un gruppo privilegiato degli spettatori: i testi alludono così a significati politici o a fatti e protagonisti della vita di corte, che devono essere decifrati sotto a vicende e personaggi apparentemente distanti. Se l’attività letteraria svolta da Minato nel suo trentennio austriaco è ampiamente documentata, non sono noti invece i dettagli della sua vita privata, se non per quanto riguarda l’affiliazione alla Confraternita della Divina Grazia e la sua frequentazione della nutrita comunità italiana gravitante attorno alla corte imperiale. Minato morì a Vienna tra la fine di febbraio e il 1° marzo 1698. I suoi libretti conobbero una buona circolazione anche dopo la sua scomparsa, venendo messi in musica anche da compositori come Antonio Caldara, Giovanni Bononcini, Tomaso Albinoni e Johann Adolf Hasse.
- Voce bio-bibliografica su Nicolò Minato nel Dizionario Biografico degli Italiani.
- Voce bio-bibliografica su Nicolò Minato nel Grove Music Online.
- Schede archivistico-bibliografiche dei libretti a stampa di Nicolò Minato.
- Discografia di Nicolò Minato.
- Sara Elisa Stangalino, I drammi musicali di Nicolò Minato per Francesco Cavalli. Tesi di dottorato, Università di Bologna, 2011.
- Nino Pirrotta, Note su Minato. In: L'opera italiana a Vienna prima di Metastasio, a cura di Maria Teresa Muraro, Firenze, Olschki, 1989, pp. 127-163.
- Angela Romagnoli, Galline, 'specolazioni' e pene d'amore: La patienzia di Socrate con due mogli di Minato e Draghi (1680). In: 'Quel novo Cario, quel divin Orfeo': Antonio Draghi da Rimini a Vienna, a cura di Emilio Sala e Davide Daolmi, Lucca, LIM, 2000, pp.
- Hendrik Schulze, Plot Structure and Aria Position in Nicolò Minato and Francesco Cavalli's Artemisia (1657). In: Thomas Walker (1936–1995), a cura di Anna Laura Bellina, «Musica e Storia», 12, 1 (aprile 2004), pp. 91-102.
- Albert Gier, Nicolò Minato, I pazzi Abderiti: Amore (sintagmatico) e pazzia (paradigmatica). «Musica e Storia», 12, 2 (agosto 2004), pp. 389-399.
- Sara Elisa Stangalino, Le due virtù di Scipione Affricano: Fonti e struttura d'un dramma per musica di Nicolò Minato. «Musica e Storia», 17, 1 (aprile 2009), pp. 111-141.
- Nicolò Minato, Eruditioni per li cortigiani. Opera latina d'autor'incerto fiammengo. Data in luce in volgar'idioma. Da Nicolo Minato cittadin veneto. Venezia, Guerigli, 1645.
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